Sul pesce prodotto italiano allevato, che genera un fatturato di oltre 288 milioni di euro, si lavora per migliorare la palatabilità, la sicurezza e la salubrità per l’uomo.
Infatti i pesci vengono selezionati per garantire, oltre a proteine sane e nutrienti, una elevata quantità di acidi grassi polinsaturi a lunga catena del tipo Omega-3 che sono un toccasana per le coronarie, ma anche di minerali e di parvalbumina, una proteina che una recente ricerca dell’Università svedese di Goteborg avrebbe dimostrato essere in grado di proteggere il cervello da alcune patologie degenerative come l’Alzheimer. Per quanto riguarda poi il valore nutrizionale, Anses, l’agenzia nazionale francese per la sicurezza sanitaria, il cibo, l’ambiente e il lavoro raccomanda di mangiare pesce almeno due volte a settimana, combinando un pesce ricco di Omega-3, come salmone, sgombro o aringa, con un pesce magro.
“Oggi la differenza sensoriale e nutrizionale tra pesce allevato e selvaggio è sempre meno significativa e praticamente trascurabile negli allevamenti più all’avanguardia. La qualità del pesce allevato che giunge sulla tavola, non solo non ha più nulla da invidiare al prodotto pescato ma è più costante e igienicamente controllabile” afferma Valentina Tepedino, medico veterinario, direttrice del periodico Eurofishmarket e responsabile a livello nazionale della Società Scientifica di Medicina Veterinaria Preventiva per i prodotti ittici.