Ridurre il rischio di shock anafilattico dovuto all’ingestione di cibo a cui si è allergici è possibile.
Come? Attraverso una “profilassi” che prevede l’utilizzo di un anticorpo monoclonale.
Un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che l’utilizzo di omalizumab è in grado di ridurre il rischio di insorgenza di effetti collaterali gravi causati dal consumo di allergeni come gli arachidi. In base a questi risultati la Food and Drug Administration americana (FDA) ha approvato l’utilizzo del prodotto come trattamento per la prevenzione delle allergie alimentari.
Attenzione però alle facili interpretazioni: le persone allergiche dovrebbero evitare il consumo dei prodotti “incriminati”. Questo trattamento è infatti utile in caso di consumo accidentale di allergeni.
Testato su 3 adulti e 177 bambini di età compresa tra uno e 17 anni gravemente allergici alle arachidi e ad almeno altri due alimenti, il farmaco -dopo circa quattro mesi di trattamento- è stato in grado di prevenire reazioni allergiche gravi nel 67% dei casi in cui i partecipanti allo studio hanno consumato l’equivalente di due o tre arachidi. Una percentuale considerevole se si considera il solo 7% tra chi ha ricevuto il placebo. Non solo, omalizumab è risultato efficace anche nell’aumentare la tolleranza dei partecipanti ad altri alimenti a cui erano allergici, tra cui anacardi, latte e uova. In generale, dopo il trattamento, 8 allergici su 10 sono stati in grado di assumere almeno piccole quantità dell’allergene che prima scatenava gravi reazioni.
Con il farmaco in questione addio dunque alle allergiea alimentari? Niente affatto. Omalizumab, è bene ricordarlo, può solo aumentare la soglia della quantità di cibo che una persona può mangiare prima che si scateni una reazione allergica in corso di trattamento.
Ecco perché l’FDA ha sottolineato che le persone che assumono il farmaco devono comunque continuare ad evitare di mangiare alimenti ai quali sono allergici. Detto ciò il trattamento rimane un valido supporto per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da allergie alimentari riducendo il rischio di gravi reazioni in caso di esposizione accidentale.