Nel 2020 in tutta Europa, Italia compresa, si è registrata una netta riduzione del numero di zoonosi. Il calo, spiega il nuovo report European Union One-Health Zoonoses di EFSA ed ECDC appena pubblicato e coordinato dall’Iss, è principalmente da attribuirsi all’impatto della pandemia COVID-19 che avrebbe drasticamente ridotto la domanda di assistenza sanitaria durante la pandemia per la cura delle malattie zoonotiche limitandola ai casi più gravi, ma anche attraverso le limitazioni a viaggi ed eventi, la chiusura dei ristoranti, il distanziamento sociale ed il miglioramento delle condizioni igieniche e della disinfezione delle mani.
Il dato più significativo che emerge dal Report EUOHZ 2020 è stata la netta riduzione del numero di casi di malattia registrati in UE per tutte le zoonosi (ad eccezione della trichinellosi) e del numero di focolai epidemici di origine alimentare passati da oltre 5.000 nel 2019 a 3.086 nel 2020, con un dimezzamento dei casi coinvolti. Rispetto al 2019, la riduzione dei casi di malattia è stata pari a oltre il 20% per tutte le zoonosi ad eccezione della listeriosi (-14%), delle infezioni da Escherichia coli produttore di Shigatossina (-18%) e della yersiniosi (-13%) ed al netto delle differenze legate all’uscita del Regno Unito dalla UE. Secondo il report EUOHZ il calo è principalmente da attribuirsi all’impatto della pandemia COVID-19 che avrebbe drasticamente ridotto la domanda di assistenza sanitaria durante la pandemia per la cura delle malattie zoonotiche limitandola ai casi più gravi, ma anche attraverso le limitazioni a viaggi ed eventi, la chiusura dei ristoranti, il distanziamento sociale ed il miglioramento delle condizioni igieniche e della disinfezione delle mani. In Italia nel 2020 la zoonosi maggiormente segnalata è stata la salmonellosi, con 2.626 casi (3.256 nel 2019), seguita dalla campilobatteriosi che ha interessato 1.618 individui (1.433 nel 2019) e listeriosi, segnalata in 147 casi (202 nel 2019). I focolai epidemici di malattie a trasmissione alimentare registrati in Italia erano 70 nel 2020 (135 nel 2019) ed i casi coinvolti 550 (1.472 nel 2019).
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