All’interno del comparto alimentare, uno dei pochi rimasti quasi pienamente in funzione nel corso dell’emergenza Covid-19, si sono registrate profonde differenze a livello di fatturato.
È il caso del settore della zootecnia made in Italy (comparto che conta per la sola industria della carne bovina su un fatturato di circa 6 miliardi di euro) che ha registrato un crollo dei consumi del 30% circa e che si trova ora a dover fronteggiare una condizione di eccesso di offerta in tutti gli stadi della filiera.
In genere hanno pagato un prezzo elevato i segmenti più esposti con il canale della ristorazione che è stato a lungo chiuso mentre hanno limitato i danni le produzioni presenti sugli scaffali della grande distribuzione che ha sempre funzionato. Per tutti, i maggiori consumi domestici non hanno compensato, soprattutto in termini di valore, il crollo delle vendite fuori casa ovvero di ristoranti, hotel e catering.
L’Organizzazione interprofessionale della carne bovina-Oicb ha espresso soddisfazione per le misure varate dal Governo nell’ambito del fondo emergenziale che, tra premi alla macellazione e aiuti all’ammasso privato, ha riservato al settore una fiche finanziaria di 35 milioni di euro. Ma le condizioni restano critiche, sia sul mercato interno sia cross-border.