Parliamo di Europa e vediamo solo austerità, dando per scontato tutto quello che oggi abbiamo. Eppure non lo è. Basta andare a Schengen. È un piccolo villaggio del Lussemburgo, ma lì è stato firmato l’accordo che ha spalancato le nostre esistenze: in qualunque momento possiamo decidere dove andare a vivere, studiare o lavorare senza l’obbligo di passaporti, visti e permessi. L’abolizione dei controlli doganali ha cancella to le burocrazie e incrementato il commercio. Ed è merito della Comunità economica europea, divenuta poi l’Unione: senza di lei quell’accordo, a cui aderiscono 26 nazioni, non esisterebbe.
SICUREZZA ALIMENTARE
Nascono a Bruxelles gli standard minimi di sicurezza della catena alimentare, con l’obbligo di etichettatura: indicazione della composizione degli alimenti, origine, e contenuti allergeni. Su tutto vigila il Rasff, o «Sistema di allerta rapido per cibi e mangimi». In ogni nazione è nato un punto di raccolta che notifica a tutte le altre, in tempo reale, i sospetti di eventuali contaminazioni.
Se l’Efsa, l’Agenzia Ue per la sicurezza alimentare con sede a Parma, conferma la validità dell’allarme, tutti gli Stati ritirano il prodotto. Fra il 9 e il 10 maggio scorsi, in 24 ore, il Rasff dirama 23 notifiche a tutta la Ue. Tre esempi: «Dal Belgio, rischio di esplosione in vino frizzante dall’Argentina»; «Dall’Italia, presenza di pepe contenente carbendazim (un fungicida, ndr) in frutta importata dall’Uganda»; «Dal Belgio, pesce non dichiarato in lasagna preconfezionata, rischio serio». Vero, il Rasff non è riuscito a bloccare le uova contaminate olandesi, o la carne dei bovini malati dalla Polonia; ma se non esistesse, e senza l’Ue non esisterebbe, le nostre cucine sarebbero tutte meno sicure.