I maestri delle etichette colorate si stanno sforzando per rendere più comprensibili ai cittadini le “insidie nutrizionali” nascoste negli alimenti. Per gli inglesi sono arrivate le etichette a “semaforo”, per i francesi quelle col sistema “nutriscore”, la proposta italiana invece è il “nutri-inform”.
E’ però sorto un altro problema. Ci si è accorti del sempre maggiore consumo di alimenti prodotti industrialmente e dei pericoli nascosti in quelli riccamente elaborati che hanno preso il nome di “ultraprocessati”. Studi recenti, e in particolare di Chen e coll. (1920) hanno consentito di correlare il consumo di questi alimenti allo sviluppo di molte malattie metaboliche che vanno dall’asma alla depressione, dall’obesità alle malattie cardiovascolari.
Da un punto di vista nutrizionale gli alimenti rimangono gli stessi, ma i consumatori possono rimanere disorientati.
Un fatto però è certo: i prodotti artigianali, fatti per essere consumati immediatamente (dolci come la cassata siciliana) oppure elaborati in cucina e serviti nei ristoranti (paste come quella all’amatriciana o alla puttanesca), ben difficilmente supererebbero i variopinti ostacoli che si sta cercando di frapporre. Si può essere tranquilli perché le proposte riguardano solo i prodotti “preimballati” e quindi nessuno verrà a sindacare sulle calorie che assumiamo con i piatti caratteristici italiani anche se non sono poi tanto poche.
Nell’Unione Europea le indicazioni sul valore nutrizionale degli alimenti rimangono quelle stabilite dal Regolamento 1169/2011 e le altre indicazioni per il momento non sono obbligatorie.
Sono però molti quelli che cercano di ulteriormente “perfezionare” le etichette alimentari. Forse non è azzardato immaginare che in futuro a un panettone o a uno yogurt alla frutta sia abbinato un foglietto illustrativo simile a quello dei farmaci.