“I disturbi del comportamento alimentare (Dca), dall’anoressia alla bulimia, colpiscono sempre prima, tanto che nei centri si segnalano casi di esordio addirittura a 6-7 anni. Un disagio profondo e complesso quello che porta ai Dca, le cui cause sono sia sociali sia legate al vissuto personale” si legge su Ansa.
Tra le cause dei Dca tra bambini e ragazzi situazioni di ansia, stress, pressioni sociali e modelli sbagliati che arrivano dai social. Il Covid “è stato un acceleratore, ma più in generale emerge un malessere dovuto a vari fattori: le bambine ad esempio, arrivano al menarca sempre prima, anche per le mutate abitudini alimentari, e questo significa che si trovano rapidamente dentro dei corpi adulti sentendosi però ancora ‘piccole’. Ciò, in soggetti predisposti e più fragili, può portare ad un profondo disagio che si manifesta con i disturbi dell’alimentazione.
Attualmente, secondo dati Iss, sono 126 i centri dedicati ai Dca, di cui 112 pubblici e 14 di privati accreditati e la metà, ovvero 63, si trova al Nord. Quanto ai fondi, il governo ha stanziato 10 milioni di euro per il 2024 per i centri ed i percorsi di cura. Una cifra giudicata però insufficiente da esperti ed associazioni di pazienti. I Dca affliggono oltre 55 milioni di persone nel mondo e 3 milioni in Italia: l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi.
REGIONE EMILIA-ROMAGNA. Disturbi alimentari, la Regione conferma il proprio impegno per assistere chi ne soffre, nonostante i tagli del Governo
In Emilia-Romagna nel 2021 sono stati 2.008 i pazienti presi in carico per disturbi del comportamento alimentare, tra Centri di salute mentale (1.379 persone) e Neuropsichiatrie dell’infanzia e dell’adolescenza (629): un aumento complessivo del 27,5% rispetto all’anno precedente (1.575). Alcune situazioni diventano così gravi da richiedere il ricovero ospedaliero: complessivamente 856 persone di tutte le età, di cui 701 donne (l’81,9%). Il 91,7% (esattamente 1.264) degli assistiti nei Centri di salute mentale è di sesso femminile, mentre i maschi sono 115 (l’8,3%). La prevalenza della componente femminile si riscontra anche nei servizi per la presa in carico dei più giovani (Neuropsichiatrie dell’infanzia e dell’adolescenza) con 587 assistiti (pari al 93,3%).
Per quanto riguarda le fasce d’età, oltre due terzi degli assistiti (1.396, pari al 69,5%) si concentra tra i 12 e i 30 anni, con un incremento del 51,9% complessivo e del 124,4% tra i minori, rispetto al 2016, complice anche la pandemia da Covid che si è fatta sentire con forza sulla salute mentale, in particolare sui disturbi alimentari, rendendone l’esordio più precoce. Sono infatti aumentate le richieste di aiuto e si sono acuiti i disturbi alimentari preesistenti. In questa fascia di età sono stati 461 i casi in cui si è reso necessario uno o più ricoveri.
Quanto alle diagnosi dei singoli disturbi dell’alimentazione, tra i problemi più frequenti ci sono: l’anoressia nervosa che comprende il 38,01% dei casi e la bulimia con il 26,5% di casi.
Il Fondo per il contrasto dei DNA è stato istituito nel 2003 e prevede complessivamente 25 milioni di euro su scala nazionale, di cui 1,8 milioni per la Regione Emilia-Romagna. Questi fondi hanno consentito di stabilizzare e consolidare il modello organizzativo della rete ambulatoriale basato sull’équipe multidisciplinare, sostenere la definizione, la pubblicazione e l’implementazione del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) DNA in ogni Azienda USL, attuare trattamenti di cura basati sulle evidenze scientifiche.
Non solo: la Regione ha potuto applicare gli standard di riferimento per le Unità di ricovero ospedaliero metabolico-nutrizionale urgente in degenza ordinaria, realizzare una formazione regionale co-progettata dall’Università degli Studi di Bologna, garantire interventi a supporto delle famiglie.
Anziché consolidare le risorse specializzate e competenti dedicate al trattamento dei DNA per garantire la tempestività e la continuità delle cure, il mancato rifinanziamento avrebbe conseguenze significativamente negative.
Non curarsi, interrompere le cure o ricorrere a cure non adeguate può infatti condurre ad un peggioramento della prognosi e all’aumento del rischio di cronicizzazione. La riduzione delle risorse necessarie diminuirebbe infatti l’efficacia del trattamento ambulatoriale con il successivo maggiore ricorso ai ricoveri ospedalieri o a trattamenti riabilitativi più intensivi che presentano un costo molto elevato per il Servizio Sanitario Nazionale.
Qui tutti i centri della rete a cui è possibile rivolgersi in Emilia-Romagna Assistenza a persone con disturbi del comportamento alimentare – Guida ai Servizi (fascicolo-sanitario.it)