È stato depositato in Calabria il primo brevetto di una nuova metodologia che consente di ricavare dalle ginestre tessuti a impatto zero sull’ambiente. Il brevetto è sviluppato da un gruppo di ricerca del Dipartimento di chimica e tecnologie chimiche dell’Università della Calabria.
Il brevetto del “Processo e impianto la estrazione di fibre cellulosiche da piante liberiane” utilizza solo la macerazione nell’acqua in tempi ridotti. Si basa infatti su una preliminare disidratazione del vegetale seguita da una reidratazione fatta con piccole quantità di acqua a riciclo. Il vegetale rimane presso l’impianto di sfibratura per un solo un giorno. Nel processo non vengono impiegati reagenti chimici, come la soda che veniva usata precedentemente, che generano residui che richiedono costi energetici onerosi per il loro smaltimento o riciclaggio. L’intero processo ha un impatto ambientale nullo, anche perché le polveri asportate dall’acqua sono quelle dei terreni da cui provengono le piante e possono essere rimesse nei ginestreti. Oltre alla fibra, è possibile ricavare dalle piante di ginestra anche la parte più legnosa da impiegare per usi energetici o nella realizzazione di pannelli.
La coltivazione della ginestra è una pratica antica di grande importanza nella tutela dell’habitat naturale. La sua coltivazione non richiede l’impiego di insetticidi ed anticrittogamici, al contrario di altre colture come quella del cotone. Non ha bisogno di terreni irrigati, ma cresce in zone anche piuttosto aride. Inoltre, grazie alle radici molto profonde, difende i pendii dalle frane.
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