In una pubblicazione su Translational Animal Science viene valutata la quantità di CO2 prodotta dagli animali e quella equivalente derivante, nel corso di dieci anni, dal metano dell’attività ruminale, ma anche quella fissata nei vegetali utilizzati per l’alimentazione degli animali di allevamento.
Dai risultati emersi, si può affermare che la zootecnia in Italia, escluse le attività legate al trasporto e alla lavorazione di prodotti come carne e latte, non contribuisce all’aumento delle emissioni di gas serra in atmosfera, ma le diminuisce, anche se di poco, perché il saldo tra le quantità di CO2eq prodotte dal bestiame e quelle fissate nel foraggio utilizzato per la loro alimentazione è nettamente (+10%) a favore di quest’ultima. Se gli alimenti per il bestiame non sono importati, basterebbe aumentare la superficie adibita alla coltivazione di erba medica di 2,6 volte per eguagliare l’equivalente di CO2 prodotta dagli allevamenti e quelli fissati nel foraggio.
Il contributo è stato arricchito dall’esame di una singola azienda di media dimensione (150 capi in lattazione) che ha evidenziato che la somma della CO2 immagazzinata dai foraggi prodotti in Italia e all’estero forniscono un valore del 6% superiore a quello prodotto dalle attività zootecniche.
Dai dati elaborati, emerge che in Italia la CO2 fissata e sottratta dall’atmosfera dalle foraggere coltivate e importate per nutrire gli animali d’allevamento, neutralizza la somma di CO2eq emessa per le lavorazioni agricole, le fermentazioni ruminali e la gestione del letame. L’attività zootecnica, senza tener conto del trasporto e della lavorazione secondaria di latte, carne, ecc. può essere considerata equilibrata e quindi la sua influenza andrebbe opportunamente corretta nella valutazione delle emissioni di gas serra. Il risultato ottenuto è al netto di tutte le emissioni che includono i processi agricoli e quelli relativi alla produzione di fertilizzanti e pesticidi, elettricità, carburante e il funzionamento di macchinari. In questo modo è stato possibile calcolare il contributo netto grazie alla sottrazione dell’anidride carbonica delle colture foraggere e cerealicole nel settore zootecnico.