Due incontri con le istituzioni, i rappresentati delle associazioni agricole e agroalimentari, il personale sanitario e veterinario (Got) e gli ambiti territoriali di caccia (Atc) locali, per fare il punto sulla gestione dell’emergenza Peste suina africana (Psa) e sulle misure messe in campo dalla Regione per tutelare gli allevamenti e la filiera suinicola nelle province di Modena e Reggio Emilia.
Sono stati questi i temi al centro degli incontri che si sono svolti in questi giorni a Modena e a Reggio Emilia, ai quali hanno partecipato gli assessori regionali all’Agricoltura, Alessio Mammi, e alla Sanità, Massimo Fabi, insieme commissario straordinario alla Psa, Giovanni Filippini.
Per contrastare la diffusione della peste suina africana, la Regione Emilia-Romagna ha messo in campo un piano articolato di interventi, combinando misure economiche, venatorie e di controllo del territorio. Sono stati attivati quattro bandi per un totale di 11,1 milioni di euro, che hanno sostenuto oltre 150 aziende colpite. A questi si aggiungono 3 milioni di euro destinati alle attività di depopolamento dei cinghiali e dei fossori, di cui 1,1 milioni alle polizie provinciali e quasi 2 milioni alla struttura commissariale nazionale, con il coinvolgimento di ditte specializzate. Sul fronte venatorio, la caccia al cinghiale è stata estesa da tre a quattro mesi, è stata introdotta la possibilità di selezione tutto l’anno con orari ampliati e la caccia in controllo è ora consentita in qualsiasi periodo e orario, senza limiti quantitativi al prelievo. Queste misure hanno già prodotto risultati concreti: i danni da cinghiale sono passati da 800mila euro a poco più di 200mila. Inoltre, è stata istituita una rete di Gruppi Operativi Territoriali (GOT) da Piacenza a Bologna per garantire un presidio costante ed efficace sul territorio.
I numeri della filiera suinicola in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna ci sono 981 allevamenti e poco meno di un milione di capi, si macellano circa 3milioni e mezzo di suini, il 39% a livello nazionale, e operano 42 macelli specializzati.
Sono circa 250 le imprese, di cui 211 salumifici, coinvolte nella trasformazione (macelli, salumifici, affettatori) di Prosciutto di Parma DOP, Coppa piacentina DOP, Pancetta piacentina DOP, Salame piacentino DOP, Coppa di Parma IGP, Salame felino IGP, Cotechino di Modena IGP, Mortadella Bologna IGP, Zampone di Modena IGP, Salame Cremona IGP, Salamini italiani alla cacciatora DOP, Culatello di Zibello DOP, Prosciutto di Modena DOP.
Il valore alla produzione in Emilia-Romagna dei salumi DOP-IGP di carni suine è di circa 1 miliardo e 300 milioni di euro (stima su dati ISMEA-Qualivita), di cui 932 milioni di euro solo per il Prosciutto di Parma. Il valore al consumo è pari a 4,98 miliardi di euro, mentre l’export vale circa 601 milioni di euro.
Obiettivo: coordinare le azioni di contenimento del virus, rafforzare la sorveglianza e condividere strategie con chi opera sul territorio. Tra le misure discusse: il potenziamento della biosicurezza, l’intensificazione dei controlli e l’uso dei cani molecolari per individuare carcasse infette. La Regione ha già messo in campo risorse economiche e organizzative per fronteggiare l’emergenza. “Serve un’azione compatta per tutelare il comparto suinicolo”, ha sottolineato Mammi. L’assessore Fabi ha ribadito l’importanza della prevenzione sanitaria. La collaborazione tra istituzioni, allevatori e servizi veterinari resta fondamentale. La Regione continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione.