La prima industria al mondo di carne coltivata in laboratorio, apre i battenti in Israele. Può produrre ogni giorno 500kg di pura lab meat, pari a 5mila hamburger, senza alcuno scarto. Più o meno l’equivalente di un paio di bovini.
Il nuovo che avanza ha sede a Rehovot, sede del Weizmann Institute of Science e della facoltà di Agraria all’Università Ebraica di Gerusalemme, oltreché di Future Meat Technologies (FMT).
L’impianto può ora produrre carni artificiali di pollo, maiale e agnello, a breve anche di manzo. Con cicli di produzione che la startup indica essere circa 20 volte più veloci rispetto a quelli naturali.
Le linee di cellule animali crescono per sempre senza alcuna modifica genetica. La tecnologia proprietaria di FMT vanta rendimenti 10 volte superiori allo standard industriale, grazie a un processo esclusivo di ‘ringiovanimento’ dei mezzi di coltura che consente di dimezzarne i consumi rimuovendo i prodotti di scarto. I costi di produzione, di conseguenza, sono parecchio inferiori alla media.
La legislazione da applicare in UE a buona parte dei prodotti ‘alternativi’ è quella sui novel food (ora reg. UE 2015/2283). Vale a dire che i nuovi prodotti alimentari e ingredienti innovativi devono venire autorizzati dalla Commissione europea, in accordo con gli Stati membri riuniti nel Comitato PAFF (Plants, Animals, Food and Feed), a esito di valutazione scientifica di EFSA (European Food Safety Authority).
Niente più e niente meno di quanto richiesto per immettere sul mercato UE un alimento a base di insetti, alghe o microalghe (9,10) – a loro volta, fonti di proteine sostenibili – di cui non sussista esperienza di consumo nel Vecchio Continente anteriore al 1997.