L’articolo scientifico “Colmare il divario: la ricerca sul COVID-19 può aiutare a combattere la peste suina africana? (Bridging the Gap: Can COVID-19 Research Help Combat African Swine Fever?) esplora diverse aree chiave della ricerca sulla peste suina africana (PSA) e il suo rapporto con la ricerca sul COVID-19.
Analizza i metodi di rilevamento del virus della peste suina africana, i progressi nella ricerca sui vaccini e le sfide legate alla produzione di vaccini e ai metodi di rilevamento della PSA.
Metodi di Rilevamento della PSA
Gli autori riportano che attualmente la reazione a catena della polimerasi quantitativa in tempo reale (qPCR) è il metodo preferito e più affidabile per la rilevazione della PSA, offrendo elevata sensibilità, specificità e risultati rapidi.
Tuttavia, l’attuazione pratica della qPCR in azienda è limitata a causa della necessità di attrezzature specializzate e competenze di laboratorio. Sono stati sviluppati numerosi metodi di rilevamento della PSA, che offrono maggiore sensibilità per la rilevazione. Tuttavia, tali metodi comportano costi più elevati a causa della necessità di attrezzature specializzate.
Inoltre, i kit diagnostici commerciali per la PSA basati su ELISA soffrono di una sensibilità relativamente bassa e talvolta non riescono a distinguere tra casi di infezione attiva e passata.
Ricerca sui Vaccini
Attualmente non esiste un vaccino efficace per la PSA e milioni di suini infetti muoiono o devono essere abbattuti per prevenire la diffusione della malattia, causando gravi perdite economiche. Nonostante gli sforzi in corso, i vaccini a base di virus inattivati non sono riusciti a fornire una protezione soddisfacente contro la PSA. Inoltre, sono emerse preoccupazioni riguardo alla possibilità che i virus inattivati possano causare un peggioramento del decorso clinico della malattia.
La ricerca si è concentrata anche sull’uso di vettori virali ricombinanti e vaccini subunitari, ma finora non sono stati sviluppati vaccini efficaci.
Sfide e Prospettive
Gli autori sottolineano la necessità di sviluppare metodi di rilevamento in grado di identificare ceppi a bassa virulenza e di esplorare alternative per i test rapidi su larga scala a basso costo.
Inoltre, evidenziano che la capacità di rilevare ceppi a bassa virulenza sarebbe estremamente preziosa per la sorveglianza della malattia. Per quanto riguarda i vaccini, si sottolinea che ulteriori
studi sono necessari per valutare l’efficacia e la sicurezza dei potenziali candidati vaccino.
Lezioni Apprese dalla Ricerca sul COVID-19
Sebbene il documento non fornisca dettagli specifici sulle misure sviluppate per il COVID-19 che potrebbero essere direttamente applicate alla PSA, sottolinea il potenziale per la collaborazione interdisciplinare e i trasferimenti tecnologici nella lotta contro la PSA. L’analisi sottolinea l’importanza della collaborazione internazionale e dei dibattiti tra il pubblico e i governi per sfruttare appieno il potenziale della tecnologia e dell’approccio di sorveglianza genomica nel contrastare la PSA e altri futuri focolai infettivi.
Conclusioni e Prospettive
Il successo dello sviluppo del vaccino COVID-19 ha fatto leva su decenni di progressi nell’immunologia virale, nella biologia strutturale, nell’ingegneria delle proteine e nella ricerca sui
vaccini, con particolare enfasi sui precedenti coronavirus come SARS e MERS. Gli studi sulle proteine superficiali virali, comprese quelle dei virus strettamente correlati, e su come vengono
riconosciute dagli anticorpi protettivi hanno fornito una nuova comprensione di come le proteine superficiali virali dovrebbero essere mantenute in una conformazione nativa che può essere bersagliata da anticorpi neutralizzanti.
Fonte:
ARTICOLO SCIENTIFICO in collaborazione con DIMEVET (accordo di collaborazione scientifica tra la Regione Emilia Romagna e il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie (DIMEVET) dell’Università di Bologna)