Non è di poco conto la comparsa in Germania della Peste suina africana (Psa) con il ritrovamento in Brandeburgo, al confine con la Polonia, di un cinghiale infetto che è notoriamente un vettore di diffusione per il suino.
Un caso già circoscritto per evitare la diffusione della malattia nel Paese che è il primo produttore europeo di carni suine (con quasi un quarto della carne prodotta), ma che punta i riflettori sull’annoso problema della gestione della fauna selvatica facendo emergere, sempre più impellente, la necessità di rafforzare le misure di controllo negli allevamenti suinicoli italiani.
Il rischio, non è però solo quello di un’emergenza sanitaria che potrebbe mettere in stallo la filiera dei suini. Con la diffusione della Psa potrebbero avere pesanti conseguenze a livello di mercati.
La malattia prosegue la sua diffusione mettendo drammaticamente a rischio gli allevamenti europei, pur non essendoci alcun rischio per i consumatori.
L’Italia da inizio anno ha attivato un piano di sorveglianza e prevenzione della Psa, approvato dalla Commissione europea, che le Regioni stanno gradualmente implementando e che andrebbe applicato quanto prima con massimo rigore, anche contenendo le specie selvatiche.