È online il Piano d’Azione Globale sull’Alcol (Global Alcohol Action Plan) 2022-2030 dell’OMS, pubblicato a giugno 2024 e approvato dagli Stati membri dell’OMS, che mira a ridurre il consumo dannoso di alcol attraverso strategie efficaci e basate sull’evidenza a livello nazionale, regionale e globale.
Alla stesura del Piano ha collaborato come rappresentante governativo di nomina il Direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Il Piano d’Azione sull’Alcol 2022-2030 è parte della più ampia strategia mondiale di lotta alle malattie cronico-degenerative, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs) dell’Agenda 2030 della Nazioni Unite, in particolare con l’obiettivo SDG 3.5 che prevede la riduzione del 10% del consumo rischioso e dannoso di alcol entro il 2025.
In particolare, la pubblicazione si basa sugli orientamenti forniti dalla strategia globale dell’OMS del 2010 per ridurre l’uso e il consumo dannoso di alcol e dalle sue componenti, nonché sugli insegnamenti tratti dalla sua implementazione e sui Piani d’azione sull’alcol pubblicati negli ultimi dieci anni. Il documento, sviluppato per implementare ulteriormente ed efficacemente la strategia globale di riduzione dell’uso e del consumo dannoso di alcol come priorità di salute pubblica, sostiene le politiche ad alto impatto, le azioni multisettoriali, le migliori risposte del sistema sanitario e sociale, la sensibilizzazione sui rischi dell’alcol e la mobilitazione delle risorse necessarie.
Il documento propone azioni e misure specifiche da attuare attraverso i ruoli chiave e le componenti indispensabili per i policy maker, le più recenti evidenze di efficacia e l’efficacia in termini di costi delle opzioni politiche per ridurre l’impatto del consumo dannoso di alcol. Inoltre, incoraggia la collaborazione tra gli Stati membri dell’OMS, i partner internazionali e le organizzazioni della società civile. Infine, richiama l’attenzione sulle responsabilità dell’industria e sui conflitti d’interesse con quelli di salute, segnala le interferenze del settore della produzione che rallentano le politiche di salute pubblica sull’alcol ostacolando il raggiungimento dei SDGs e sollecita i Governi a evitare di coinvolgere l’industria nelle politiche di prevenzione sull’alcol evitando partnership per iniziative di prevenzione che sono di esclusiva pertinenza del settore di salute pubblica e che devono essere svolte da operatori sanitari.