Da due anni, grazie a un crowdfunding (che ha permesso di raccogliere circa 25mila dollari) e a una campagna di ricerca investimenti (qui siamo intorno a 11 milioni di dollari), una startup di Seattle (Atomo Coffee) sta studiando la struttura chimica e molecolare del caffè per riprodurla usando materiali di scarto alimentare sostenibili, come semi, noccioli o bucce.
Il risultato, assicura il team che è pronto a lanciare sul mercato il primo prodotto entro la fine del 2021, è assolutamente simile al caffè per aroma, corpo, colore, gusto e caffeina.
L’obiettivo della startup è duplice: da una parte limitare gli sprechi alimentari collegati agli scarti, recuperando quelle parti dei vegetali che normalmente vengono buttate; dall’altra trovare un’alternativa sostenibile al caffè, dato che le piantagioni sono messe a rischio dal cambiamento climatico (secondo un rapporto inglese il 60 per cento delle specie di caffè selvatico rischiano l’estinzione e l’arabica, il tipo più noto, potrebbe perdere il 50 per cento del suo habitat naturale nei prossimi 70 anni) e che, in un circolo vizioso, possono essere causa di deforestazione per spostarle in zone a loro più adatte come clima.