Il 2020 passerà alla storia come l’annus horribilis dei consumi fuoricasa. Ristoranti e pizzerie sono rimasti chiusi per mesi e, dopo i vari lockdown, non tutti hanno riaperto. Caffè e locali pubblici lavorano a ritmo ridotto, perché i clienti scarseggiano: secondo la Fipe, il 72% degli italiani non è più tornato a fare colazione al bar e il 67,9% ha rinunciato a pranzare fuori.
Alcune aziende di produzione del food & beverage, però, la produzione non si è mai fermata e, quindi, molti storici fornitori di ristoranti e mense, bar e pizzerie, in Italia e all’estero, hanno dovuto ripensare la loro offerta e il loro modello aziendale.
C’è chi ha messo da parte i prodotti in attesa di tempi migliori. Come il Consorzio del Parmigiano Reggiano Dop che ha ritirato 320mila forme di formaggio per farle stagionare più a lungo o come gli allevatori di bufale che hanno ottenuto l’autorizzazione a congelare il latte appena munto per poterlo lavorare quando ripartirà la richiesta di mozzarella campana Dop.
Il Covid ha anche spinto molte aziende a cambiare il loro mercato di riferimento e ad adottare nuove modalità di vendita. C’è chi ha avviato le consegne a domicilio, come la Cooperativa Pescatori di Arborea che ha continuato a consegnare le cozze Nieddittas (ma anche vongole, orate e bottarga) a Milano e Roma non più solo agli chef nei loro ristoranti ma anche direttamente ai consumatori nelle loro case.
Stessa formula per Fruttacom, azienda trentina specializzata nel fornire ortofrutta fresca a ristoranti e alberghi che ha reagito al crollo del mercato con il lancio di un servizio di e-commerce specializzato in frutta e verdura, che consegna a domicilio ogni settimana un cassetta con prodotti ortofrutticoli freschi e di qualità.
I pescatori veneti hanno fatto un passo in più: il pescato di un’ottantina di pescherecci viene anche cucinato, e pois venduto online e recapitato a domicilio da Itty.fish, nel giro di 48 ore dalla pesca. Sempre nel nord-est la Cattel, leader nella distribuzione di prodotti food nell’Horeca, ha reagito ai vincoli imposti dalla pandemia rimodulando l’offerta (creando prodotti surgelati con tecnologia IQF e quindi dosabili per evitare sprechi), e ridisegnando la forza vendita, potenziata e riorganizzata per coprire nuove aree.
Lo tsunami Covid-19 ha colpito anche le aziende del foodservice che avevano nuovi progetti rivolti alla distribuzione moderna. Come Surgital, il gruppo romagnolo leader nei piatti pronti surgelati per i pubblici esercizi, che alla fine dello scorso anno aveva annunciato il suo debutto in Gdo, con un brand e un assortimento ad hoc di primi piatti surgelati monoporzione.