È possibile nutrire la crescente popolazione terrestre, preservando i nostri ecosistemi e invertendo il cambiamento climatico? L’acquacoltura è un’alternativa più sostenibile rispetto all’agricoltura? Dai molluschi biologici in Irlanda alle trote ecologiche in Ungheria, i produttori europei stanno facendo dell’acquacoltura senza inquinamento un business case di successo.
Siamo nella pittoresca Irlanda sud-occidentale, a Kenmare Bay, una zona unica, con vallate scolpite risalenti all’era glaciale. Ci sono acque molto profonde, protette dalle montagne, ideali per la coltura sospesa. Qui incontriamo John Harrington, amministratore delegato di Kush Seafarms, un’azienda a conduzione familiare che produce circa mille tonnellate di cozze di corda. E’ il principale produttore di molluschi biologici del Paese.
Tutto è iniziato come un passatempo all’inizio degli anni ’80, quando due insegnanti del posto, John Harrington e suo fratello, si lanciarono in un nuovo curioso progetto: la mitilicoltura. Nella mitilicoltura i molluschi crescono su corde in un’area naturale protetta, in acque cristalline e ricche di fitoplancton.
“Alcune persone hanno l’impressione che se si tratta di acquacoltura, allora non è naturale. E questo è assolutamente sbagliato, ci dice Harrington.
L’acquacoltura biologica non utilizza fertilizzanti o pesticidi per la coltivazione del prodotto.
L’azienda agricola – che vende le sue cozze in Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi e Germania – riduce i rifiuti, utilizzando corde riciclabili e altri materiali biodegradabili. Mantiene anche i volumi di produzione sostenibili. Il mercato alimentare è sempre più attento all’ambiente e la certificazione biologica è un vantaggio importante.
L’Ungheria, pur essendo un Paese senza sbocco sul mare, produce tanto pesce biologico quanto la Francia o la Danimarca. Lillafüred, famosa località turistica tra le montagne incontaminate del nord-est del Paese, ospita il più antico impianto di acquacoltura dell’Ungheria, in funzione dagli anni ’30. E’ un allevamento di trote gestito dalla famiglia di György Hoisty.
“Sono venuto qui come ingegnere della pesca presso lo stabilimento di trote di Lillafüred nel 1982”, ci racconta György, manager dell’allevamento. “Gestisco questo piccolo impianto da 38 anni, prima come dipendente statale e poi, nel 1991 affittammo questa fattoria e da allora la gestiamo in modo indipendente”.
All’inizio György e la moglie facevano tutto da soli, ma nel corso degli anni hanno assunto dipendenti, aumentando la produzione di 40 volte e rendendo la loro attività più sostenibile. “Attualmente l’impianto produce 60 tonnellate di pesce, di cui il 60-65% viene venduto o lavorato qui, il 20-25% va ad altri ristoranti della zona e il 10-12% viene rilasciato in acqua”, spiega l’imprenditore.
Per rimanere sana e crescere la trota ha bisogno di un continuo rifornimento di acqua pulita e ricca di ossigeno. Con il progressivo prosciugamento delle sorgenti carsiche locali, questa fattoria è diventata una delle prime in Ungheria a costruire un sistema di ricircolo. Purifica biologicamente l’acqua, arricchendola di ossigeno. Questa tecnologia rimuove i prodotti di scarto nocivi e il mangime non consumato, rinfrescando completamente l’acqua negli stagni sette volte al giorno.