E’ molto diffusa l’idea che esistano cibi che possono essere mangiati tranquillamente e altri che invece debbano essere guardati con diffidenza e definiti come “spazzatura”. I cibi “semplici” cucinati in casa o prodotti artigianalmente sono considerati salutari e da consumare con tranquillità.
I cibi processati sono considerati tali quelli costituiti da un numero d’ingredienti superiori a cinque; sono in molti a ritenere i cibi “ultraprocessati” poco salutari o addirittura pericolosi. Leggendo le etichette dei cibi industriali possiamo vedere che quasi tutti sono costituiti da un numero d’ingredienti superiori a cinque.
La lista è infatti piuttosto nutrita e va dai tanti prodotti da forno (merendine, snacks, panettoni, ecc.) alle bevande analcoliche, da alcuni yogurt agli alimenti di base vegetale chiamati come i corrispondenti di origine animale (bevande alla soia o hamburger vegetali). A proposito di quest’ultima categoria, sono in molti a credere che si tratti di alimenti “semplici”; basta però leggere le etichette per rendersi conto che si tratta di capolavori d’ingegneria alimentare in cui la chimica ricopre un ruolo importante.
Nella nostra opulenta società il cibo è abbondante e gli interessi economici che ruotano intorno sono formidabili. L’interesse primario dei produttori e dei distributori è di riuscire a venderne quanto più possibile e la concorrenza tra questi operatori è spietata.
Denigrare un cibo a favore di un altro è una pratica molto diffusa e prova ne sono l’invenzione di termini come “cibo spazzatura” o alimenti “ultraprocessati”.
Esaminando però con freddezza i cibi che abbiamo a disposizione ci possiamo rendere conto che non ne esistono di “buoni” o “cattivi”. Spetta a noi scegliere quelli che più ci piacciono tenendo comunque presente di non esagerare nelle quantità (non oltre le 2000 cal giornaliere), condurre corretti stili di vita e anche evitare gli sprechi acquistando soltanto quello che mangeremo.