L’Italia è stata fortemente coinvolta dall’ondata epidemica di influenza aviaria del 2016-2017 con 2,7 milioni di volatili interessati in 83 focolai di infezione, concentrati nelle regioni a più alta densità di popolazione avicola, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.
Rispetto al resto d’Europa, la situazione italiana ha presentato una caratteristica singolare. Infatti la dinamica di diffusione del virus è avvenuta in due ondate: la prima tra dicembre 2016 e maggio 2017, la seconda tra luglio e dicembre 2017, quest’ultima ben più violenta con 67 focolai (80% del totale).
Per migliorare la gestione dell’emergenza un team di epidemiologi e virologi dell’IZSVe ha sviluppato un approccio epidemiologico basato sull’integrazione di dati epidemiologici e biomolecolari, che ha permesso di conoscere l’origine e le modalità di diffusione del virus e di orientare la strategia di eradicazione “in tempo reale”.
L’ondata epidemica di influenza aviaria del 2016-2017 è stata la più vasta degli ultimi dieci anni in Europa. Questa volta a colpire è stato il ceppo H5N8 ad alta patogenicità (HPAI), che ha causato più di 1.200 focolai negli allevamenti domestici, con mortalità e danni economici elevatissimi, e coinvolto migliaia di volatili selvatici.