Epatiti virali: i dati al 31 dicembre 2020
I risultati del Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute-SEIEVA, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), al fine di descrivere l’epidemiologia dell’epatite acuta in Italia, vengono analizzati e presentati due volte all’anno.
Nel corso del 2020 il SEIEVA ha registrato un numero di notifiche di epatite acuta nettamente inferiore a quanto registrato negli anni precedenti. Sicuramente le misure di contenimento adottate per la pandemia da SARS-CoV-2 hanno contribuito a diminuire anche il rischio di contrarre altre malattie infettive, tra cui l’epatite. Non si può però escludere la possibilità che l’interesse massimo concentrato sulla pandemia possa aver ridotto l’attenzione su altre patologie, anche per ciò che riguarda la diagnostica e la conseguente notifica. I dati presentati in questo bollettino possono risentire di questa problematica.
Nel 2020 il numero di casi di epatite A notificati al SEIEVA si è ridotto rispetto all’anno precedente, con un’incidenza di 0,2 casi per 100.000 abitanti (l’incidenza era stata 0,8 casi per 100.000 abitanti nel 2019). Nello specifico sono stati segnalati 97 casi, soprattutto da Regioni del centro-nord quali Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte.
Il contagio più frequente si osserva in seguito al consumo di molluschi crudi o poco cotti contaminati dal virus (39,8%), a viaggi in zone endemiche (17,4%) e a contatti con un caso di epatite A (7,1%), fattore che negli anni precedenti aveva causato cluster di infezioni.