Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Biodiversity and Conservation (*) da esperti di biodiversità della Tomsk State University (TSU) in Russia e del Konrad Lorenz Institute for Evolution and Cognition Research (KLI) in Austria suggerisce che questa situazione pandemica richieda una corretta comprensione del nostro impatto sulla conservazione della vita selvatica, la quale produrrebbe anche notevoli benefici per la nostra specie.
I mercati della fauna selvatica, i cosiddetti wet market, devono essere chiusi definitivamente, l’interferenza umana con la vita selvatica deve essere ridotta, i pipistrelli e i pangolini devono essere protetti e non incolpati, e la medicina tradizionale cinese deve essere più controllata.
Gli animali ospitano agenti patogeni che in condizioni normali vengono raramente trasmessi all’uomo. Tuttavia, gli abusi perpetrati sull’ambiente su scala globale come il bracconaggio e il commercio di animali selvatici, la deforestazione, gli incendi, i cambiamenti climatici e la pesca eccessiva aumentano la probabilità di trasmissione tra specie diverse.
“Nel nostro articolo sosteniamo – ha concluso Roberto Cazzolla Gatti – che in questa epoca di pandemia, le agenzie internazionali devono aumentare la protezione delle specie nei loro habitat, applicare la legislazione e il controllo del commercio di fauna selvatica locale e internazionale. Allo stesso tempo, dovrebbero essere avviate sanzioni internazionali se le autorità asiatiche non pattugliano e puniscono efficacemente lo sfruttamento della fauna selvatica e delle specie in via di estinzione coperte dalla scusa della medicina tradizionale”.