In un articolo scientifico pubblicato su Animals si analizzano i fattori ambientali critici che influenzano l’insorgenza della Peste Suina Africana (PSA) nelle popolazioni di cinghiali selvatici in Europa. Lo studio sottolinea l’importanza di comprendere questi fattori di rischio per attuare misure efficaci di controllo della PSA.
Secondo quanto riportato, i parametri climatici e ambientali hanno un impatto significativo sulla dinamica di trasmissione della PSA.
Comprendere l’associazione tra l’infezione da virus della PSA nei cinghiali selvatici e questi fattori può aiutare a definire i determinanti della malattia e guidare le misure di controllo.
Ad esempio, identificare specifici tipi di copertura del suolo associati all’insorgenza della PSA è essenziale per gestire efficacemente le misure di controllo della malattia. I tipi di copertura del suolo come foreste, fonti d’acqua, prati e la qualità degli habitat dei cinghiali selvatici influenzano significativamente l’insorgenza e la rilevazione della Peste Suina Africana nelle popolazioni di cinghiali selvatici. Comprendere come questi fattori ambientali interagiscono con la dinamica della malattia è essenziale per strategie efficaci di sorveglianza e controllo per gestire le epidemie di PSA negli ambienti zootecnici.
Gli autori evidenziano inoltre, come le attività umane abbiano un impatto diretto sulla diffusione e persistenza della PSA.
Fattori come la densità di popolazione, i modelli di insediamento, le reti stradali, la produzione di rifiuti e le pratiche di caccia influenzano sostanzialmente l’insorgenza della PSA negli habitat dei cinghiali selvatici. E sottolineano quindi come regolamentare le attività umane nelle regioni colpite dalla PSA possa aiutare a controllare la diffusione della malattia e minimizzare i rischi di incursione.
Tra le attività umane, la caccia è tra le più critiche e quindi richiede una attenta considerazione per la gestione della malattia.
Ad esempio, adattare il timing delle attività di caccia per coincidere con i modelli stagionali dell’insorgenza della PSA nei cinghiali selvatici potrebbe migliorare gli sforzi di sorveglianza della malattia. Intensificare la caccia durante la fine dell’estate e l’autunno, particolarmente nelle aree adiacenti alle regioni colpite dall’epidemia, potrebbe aumentare le possibilità di individuare animali vivi recentemente infettati al fronte dell’epidemia di PSA. Un altro approccio è quello del targeting spaziale delle attività di caccia in base ai dati di sorveglianza della malattia per ottimizzare gli sforzi di controllo. Concentrandosi su aree non ancora colpite dalla PSA ma adiacenti alle regioni colpite dall’epidemia, la caccia può aiutare a identificare animali di recente infettati al fronte della malattia. Questi approcci potrebbero aiutare a migliorare l’efficienza della sorveglianza e delle misure di controllo, specialmente nelle aree con un alto rischio di incursione della PSA.
Comprendere l’impatto della caccia sulla dinamica di trasmissione della PSA risulta quindi cruciale per allocare efficacemente le risorse e sviluppare strategie olistiche per la sorveglianza e il controllo della PSA nelle popolazioni di cinghiali selvatici. Integrando le pratiche di caccia nel contesto di sforzi di controllo più ampi, si potrebbero migliorare le capacità di gestione e di prevenzione della PSA.
Infatti, le attività di caccia e gestione della fauna selvatica influenzano direttamente le popolazioni di cinghiali selvatici e quindi la trasmissione della PSA. Comprendere la relazione tra le attività correlate alla caccia e l’insorgenza della PSA è vitale per progettare strategie di controllo efficaci. Monitorare la densità dei cinghiali selvatici e la sua associazione con i casi di PSA può informare pratiche di caccia mirate per gestire la diffusione della malattia.
Fonte:
ARTICOLO SCIENTIFICO in collaborazione con DIMEVET (accordo di collaborazione scientifica tra la Regione Emilia Romagna e il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie (DIMEVET) dell’Università di Bologna)