A Nairobi le Nazioni Unite si sono riunite a metà novembre per tentare di elaborare il primo trattato giuridico al mondo per il controllo dell’inquinamento da plastica. Sono state presentate 500 proposte da parte dei governi dei Paesi partecipanti.
Capi di Stato, ministri dell’ambiente e altri rappresentanti degli Stati membri delle Nazioni Unite hanno approvato questo storico accordo che affronta l’intero ciclo di vita della plastica dalla fonte al mare. La produzione di plastica è aumentata esponenzialmente negli ultimi decenni e ammonta ora a circa 400 milioni di tonnellate all’anno, una cifra destinata a raddoppiare entro il 2040.
L’industria della plastica, i produttori ed esportatori di petrolio grezzo e di prodotti petrolchimici, tra cui la Russia e l’Arabia Saudita, hanno affermato che un accordo globale dovrebbe promuovere il riciclaggio e il riutilizzo della plastica, ma gli ambientalisti e alcuni governi sostengono che è necessario produrne molto meno.
Meno del 10% dei rifiuti di plastica viene riciclato, secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, mentre almeno 14 milioni di tonnellate finiscono negli oceani ogni anno, secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
Canada, Kenya e Unione Europea sono stati tra coloro che hanno affermato che la produzione di plastica deve essere limitata, mentre una coalizione composta da Russia, Arabia Saudita e altri ha cercato di enfatizzare il riciclaggio.
Intanto l’Unione Europea è in procinto di vietare le esportazioni di rifiuti di plastica verso i paesi meno ricchi del mondo. Il divieto intende evitare che la plastica, che in teoria oggi viene esportata per essere riciclata, non venga trattata adeguatamente a causa delle carenze delle infrastrutture o della legislazione locali, finendo per essere dispersa nell’ambiente. Inoltre saranno applicati controlli maggiori anche sulle esportazioni di plastica verso i paesi membri dell’OCSE, il divieto entrerà in vigore nel 2026.
Al momento la maggior parte dei rifiuti di plastica prodotti nell’Unione Europea viene bruciata, e solo una parte minore viene riciclata.
Infine, nonostante le proteste dell’Italia, insieme a decine di associazioni di categoria e produttori della filiera alimentare e della ristorazione non sono servite per fermare l’approvazione da parte dell’Unione Europea del PPWE (Packaging and Packaging Waste Regulation) il nuovo regolamento europeo sul riciclo e il riuso degli imballaggi.
L’obiettivo è eliminare gli imballaggi superflui, intensificando l’attività di riciclo e puntando sulla pratica del riutilizzo. La principale novità introdotta dal provvedimento riguarda la messa al bando di alcuni imballaggi monouso a partire dal 31 dicembre del 2027.
Stop quindi a sacchetti di plastica inferiori ai 1,5 kg, alle reti delle arance, alla busta dell’insalata ma anche a tutte le confezioni inferiori a 50 ml per i liquidi negli alberghi. E ancora stop a bicchieri, vassoi, bicchieri usa e getta, ma anche le bustine da zucchero o i condimenti di salse e panna caffè.
E per chi chiederà un caffè da asporto si potrà usare solo un bicchiere che sia riutilizzabile!
Perché queste scelte drastiche? Basta pensare che dal 2010 al 2021, in Europa, i rifiuti da imballaggio sono aumentati del 24%!
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