In seguito all’aggravarsi dell’epidemia di Peste suina africana, come confermato nei giorni scorsi dal ritrovamento di una carcassa in area montana esterna al territorio regionale ma limitrofa alla Provincia di Piacenza l’Assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, ha chiesto e ottenuto un confronto in sede nazionale per discutere ed affrontare in modo coordinato l’emergenza.
Infatti, benchè al momento in Emilia-Romagna non sia stato riscontrato alcun caso di Psa, la diffusione dell’epidemia in territorio ligure e piemontese rischia di impattare sulla filiera zootecnica e agroalimentare.
La malattia colpisce esclusivamente suini domestici e cinghiali e non è trasmissibile all’uomo (per maggiori dettagli è possibile informarsi qui).
Se l’epidemia dovesse progredire, però, potrebbe rappresentare un grave danno economico per le aziende zootecniche, che in Emilia-Romagna costituiscono una parte importante del settore dell’agroalimentare con 1200 allevamenti, 1,2 milioni di capi e una produzione lorda vendibile stimata in quasi 310 milioni di euro.
Le azioni di prevenzione
Da tempo la Regione attua una strategia di prevenzione della diffusione epidemica di Psa sul proprio territorio, attraverso ordinanze che dispongono interventi di controllo e gestione e la partecipazione all’Unità di crisi per la gestione dell’emergenza nelle aree a rischio e limitrofe.
Sono attivi piani di monitoraggio sul territorio e sono stati messi a disposizione 1,9 milioni di euro per l’installazione di reti di contenimento sul territorio funzionali a delimitare le aree infette tramite finanziamenti sul Piano di Sviluppo Rurale (ben 7 milioni di interventi per la filiera suinicola, compresi quelli per la biosicurezza degli animali nelle aziende zootecniche).
Infine, nel quadro della campagna regionale di prevenzione della Psa, è attivo un servizio telefonico per segnalare il ritrovamento di carcasse di cinghiali (051/6092124). La campagna è rivolta ai cittadini, in particolare escursionisti, cacciatori, fungaioli e tartufai.