Il settore della produzione degli alimenti e della loro commercializzazione non si è mai fermata durante la pandemia e questo grazie all’impegno delle imprese del settore e alla loro stretta collaborazione con il settore veterinario.
Conferma il Dott. Maurizio Ferri, Medico Veterinario e Coordinatore Scientifico della Società di Medicina Veterinaria Preventiva: “L’emergenza Covid-19 ha generato effetti distorsivi non previsti sulla catena di approvvigionamento alimentare a partire dalla produzione primaria. Il settore veterinario ha svolto un ruolo importante durante la crisi garantendo la funzionalità del sistema dei controlli e la tutela della salute pubblica. Attraverso la revisione dei piani di emergenza sono state gestite alcune criticità quali il sovraffollamento di animali negli allevamenti, con conseguenti problemi di benessere, a causa della sospensione delle attività di macellazione, ed il rischio di contagio interumano negli impianti. Il sistema ha retto con il mantenimento della frequenza adeguata dei controlli per la sanità e benessere animale e sicurezza degli alimenti ed il rispetto delle misure di distanziamento sociale negli impianti di lavorazione, consentendo un rapido ripristino della vita quotidiana e dell’economia. Purtroppo le misure di contenimento, adottate in alcuni paesi europei ed extraeuropei, non hanno impedito la creazione di catene di contagio Covid-19 nei macelli ed impianti di lavorazione delle carni. Escludendo gli animali da reddito come carrier del virus, almeno in questa fase della filiera, i contagi sono stati favoriti da alcune condizioni quali: le grandi dimensioni degli impianti, con molti lavoratori costretti a lavorare a stretto contatto e senza i dispositivi di protezione individuali, la mancanza di tutela sindacale e sociale con contratti di subappalto ed alloggi in residenze collettive sovraffollate ed in ultimo il sistema di condizionamento”.
Perché è strategica la collaborazione con la medicina veterinaria?
“La professione veterinaria si presenta ontologicamente con un forte accento One Health. Le esperienze fatte dai veterinari sul campo per la prevenzione e controllo delle infezioni zoonotiche (es. Salmonella e Campylobacter) e per la gestione delle passate epidemie animali (es. influenza aviaria, blue tongue, pesti suine, afta) e dei programmi di sorveglianza di virus emergenti o ri-emergenti della fauna selvatica, costituiscono un prezioso know-how funzionale alla gestione della pandemia Covid-19 e di quelle future. In un’ottica One Health queste attività necessitano di una più forte integrazione interdisciplinare (medicina veterinaria ed umana), che purtroppo fa fatica a strutturarsi centralmente all’interno del sistema sanitario pubblico”.