In Italia condizioni del tutto diverse. Il rischio zero “non esiste” ma l’Italia ha un modello di neutralizzazione del rischio. Testimonianze di Veterinari dei macelli.
Mentre i vertici del mattatoio tedesco Tonnies dichiarano “Accettiamo le nostre responsabilità”, il dibattito sui focolai di Covid-19 in grandi stabilimenti tedeschi, americani e brasiliani assume i connotati del precariato occupazionale e delle tutele sui luoghi di lavoro. Le carni non c’entrano.
Per Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, la diffusione di Covid-19 nei macelli tedeschi “è legata al fatto che da sempre in Germania si utilizzano cooperative dell’Est Europa che si spostano da un macello all’altro in condizioni e standard di lavoro in Italia assolutamente non consentiti”.
“Se confrontiamo questi dati tedeschi – aggiunge Scordamaglia- con quelli delle principali industrie delle carni italiane localizzate in regioni ad alto rischio per i contagi come Lombardia ed Emilia, che sono anche le più grandi d’Europa, vediamo che nelle nostre aziende il fenomeno delle infezioni è stato praticamente inesistente con tassi di incidenza nei lavoratori inferiori, anche nel massimo dell’emergenza Covid, alla media delle stesse province”.
Qui il video I racconti della Sanità Pubblica nei macelli durante la pandemia Video interviste a: Marina Perri (Responsabile Unità di Sanità Pubblica Veterinaria, Macello Tre Valli, AUSL Modena) Giorgio Cuoghi (Responsabile Unità di Sanità Pubblica Veterinaria, Macello Inalca, AUSL Modena) Bruno Lontani (Direttore Sanità Pubblica Veterinaria – AUSL Romagna).
La chiave di volta è la collaborazione tra veterinari igienisti degli alimenti e medici (in particolare medici igienisti e medici del lavoro), come da tempo chiedono OMS e OIE (Organizzazione mondiale per la salute animale).