Quello che le api ci dicono: sull’Autosole c’è un enorme quantità di particolato, ma non è dovuto a tubi di scappamento o motori, ma all’usura delle pastiglie dei freni. E ancora: anche vicino a industrie e inceneritori ci sono polveri sottili e PM, ma non sono legate come indica l’immaginario collettivo ai “camini”, bensì spesso a banali processi di lavoro, dai trasporti alle operazioni di carico e scarico. Ci dicono ogni cosa, le api, raccontandoci non solo quanto è inquinato un determinato luogo, ma perfino, grazie a una visione nel dettaglio, con quale strategia potrebbe migliorare la qualità dell’aria.
Le api e gli impollinatori sono come panni “cattura-polvere”, capaci di compiere mille viaggi dal fiore all’alveare e in ogni spostamento e attività catturano polveri. Si riempiono di PM10, ma anche di PM2.5 e polveri ancor più minuscole, come i PM1 o i PM0.1. Ogni polvere ha una sua composizione, in grado di informarci in sostanza da dove proviene o come viene prodotta. Studiare le api, significa dunque comprendere le nostre fonti di inquinamento.
Su questo, da diversi anni l’Università Cattolica di Piacenza sta facendo un lavoro unico al mondo. Dalle prime pubblicazioni del 2015 ad oggi gli esperti della facoltà di Scienze agrarie, ambientali e alimentari hanno raccolto una serie di importantissimi risultati che riguardano il biomonitoraggio attraverso le api. Grazie all’analisi degli insetti presenti in alveari vicini a centri industriali, inceneritori, autostrade o zone trafficate, gli scienziati “ascoltano” quello che le api hanno da dirci.
Gli impollinatori infatti, animali che come larga parte degli insetti fra perdita di habitat biodiversità e crisi climatica stanno soffrendo come mai prima d’ora, non sono solo alla base degli equilibri naturali, oltre che preziosissimi amici che ci offrono – dal miele alla cosmetica – tantissimi prodotti che consumiamo, ma sono vere e proprie sentinelle dell’inquinamento.
Trasportano polveri, minerali, informazioni. Quando si spostano,durante le loro attività per centinaia di metri attorno all’alveare, le operaie oltre al polline e al nettare raccolgono polveri atmosferiche, le stesse che mettono a rischio la salute umana o che tentiamo di combattere, quando superano le soglie d’allarme, per esempio con i blocchi del traffico.