Per l’acqua minerale negli ultimi 30 anni i consumi hanno fatto registrare incrementi costanti (tranne nel 2004 e nel biennio 2009-2010) passando dai 6 miliardi di litri del 1990 ai 14,8 del 2017.
Siamo di fronte a una storia tutta italiana, dove i produttori hanno raggiunto risultati eccezionali grazie a decenni di pubblicità in cui l’acqua in bottiglia è stata presentata come un prodotto snellente, dimagrante, in grado di migliorare la digestione e di dare benefici alla salute. Per contro, poco o niente si è fatto per contrastare le perplessità e i dubbi dei cittadini nei confronti dell’acqua di rubinetto.
C’è però un elemento che risulta molto strano.
È vero che il 90,3% della popolazione beve acqua minerale, ma in questo conteggio del Censis mancano le persone con meno di 11 anni.
Possiamo quindi dire con una certa sicurezza che in Italia i maggiori consumatori dell’acqua del sindaco sono i bambini dei nidi, degli asili e delle scuole elementari, che ogni giorno bevono e pasteggiano con l’acqua del rubinetto. Loro non fanno scene, anche se sono i soggetti più deboli, che quindi andrebbero protetti se le storielle sull’inaffidabilità dell’acqua potabile fossero vere. C’è da chiedersi perché le cose cambino quando i bambini arrivano a casa, quando vanno con i genitori in pizzeria o al ristorante. Come mai il consumo di bottigliette di minerale, con o senza bollicine, raggiunge cifre strepitose quando si mangiano i pasti nelle collettività, nelle mense aziendali, negli ospedali, al bar o al ristorante? Il più delle volte si tratta di un consumo inutile, di un enorme spreco di bottiglie monouso che l’Ue cerca in tutti i modi di eliminare.
La gente è stata indotta a pensare che l’acqua del sindaco è meno controllata, che le tubature sono vecchie, e molti sono convinti che i sassolini visibili nei filtri rompigetto fanno venire i calcoli e così via.
I nostri consumi sono talmente elevati da poter essere considerati una vergogna nazionale, anche perché nella maggioranza delle città l’acqua del sindaco è la migliore.