Il più tragico esempio di malattie trasmesse da animali infetti all’uomo (zoonosi) lo stiamo scontando sulla nostra pelle con il Covid-19, e sarebbe ora come suggerisce il professor Wang Linfa, uno dei maggiori esperti mondiali di virus zoonotici – «l’uomo lasciasse stare i pipistrelli». È la terza volta che un virus animale del ceppo dei Coronavirus fa un salto di specie infettando l’uomo.
È domenica 30 agosto, primo volo post lockdown. C’è la necessità di rifornire market etnici e dispense di parenti e amici. Alle 4,30 di mattina 25 passeggeri – provenienti da Lagos (Nigeria), arrivati a Cotonou (Benin), dove poi si sono imbarcati per Addis Abeba (Etiopia), e da lì hanno preso il volo per Roma – atterrano all’aeroporto di Fiumicino con più di dieci bagagli ciascuno. Con i controlli doganali vengono scoperti più di 1.000 chili di alimenti di origine animale: scimmie cotte, iene affumicate, sacchi di bruchi secchi, roditori alla brace, polli arrostiti da giorni, pesce non eviscerato, pesci gatto, lumache giganti e cibi in avanzato stato di decomposizione. Batteri, virus e parassiti contenuti in questi alimenti possono causare seri danni alla salute dell’uomo o diventare vettori di trasmissione di malattie ad altri animali.
Proprio per tenere le malattie degli animali fuori dall’Unione europea, la Ue disciplina l’introduzione di scorte personali di prodotti di origine animale e fissa il divieto di import per carne, latte e derivati e altri prodotti di origine animale (reg. Ue 206/2009). Mentre le importazioni commerciali devono essere sottoposte a certificazioni specifiche medico-veterinarie, qui viene regolamentato “cosa” un passeggero può o meno mettere in valigia. L’ingresso di pesce è consentito solo in modiche quantità e se eviscerato.
I prodotti Ue rispondono a standard comunitari di sicurezza alimentare e igienico-sanitaria, perché le condizioni di allevamento e di benessere animale sono controllate dai servizi veterinari delle Asl, devono seguire tecniche precise di lavorazioni delle carni e macellazione, tracciabilità e distruzione di eventuali partite con agenti patogeni. Quando vengono scoperte violazioni di questi standard (e avvengono in molti Paesi europei), scattano pesanti sanzioni e sequestri. Combattere dunque il rischio di introduzione di pericolosi agenti patogeni negli allevamenti e nei nostri cibi è uno dei compiti più importanti di tutti gli Stati Ue.