Centrare l’obiettivo della completa decarbonizzazione entro il 2050 è una sfida che richiede lo sviluppo simultaneo di numerose tecnologie.
Solo grazie al contributo di più filoni di sviluppo, infatti, è possibile aggiungere sempre ulteriori pezzetti al puzzle della transizione energetica. Nell’ottica di promuovere la neutralità tecnologica, ossia di non indirizzare tutte le ricerche e gli investimenti in un unico settore di sviluppo sostenibile, giocano un ruolo decisivo anche i sistemi per la cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo dell’anidride carbonica.
Note con il nome di Ccus (Carbon Capture Utilization and Storage), queste tecnologie sono in grado di ridurre la quantità di CO2 rilasciata nell’atmosfera e di diminuire l’impatto ambientale di svariati processi industriali.
Lo stoccaggio dell’anidride carbonica non è una tecnologia del tutto nuova, anzi se ne parla ormai da più di cinquant’anni. Già nel 1972 venne costruito il primo centro Ccs su larga scala in Texas, presso un giacimento petrolifero, poi – dopo quasi 25 anni – fu realizzato un impianto di grandi dimensioni anche in Europa, situato nel Mare del Nord al largo della Norvegia. Da allora questa tecnologia ha ottenuto sempre più diffusione: oggi sono oltre 350 i progetti di cattura o stoccaggio dell’anidride carbonica in via di sviluppo, e questo numero è destinato ad aumentare nei prossimi anni. E un contributo sostanziale allo sviluppo di questa tecnologia arriva anche da Eni, grazie a numerosi investimenti per rendere gli impianti più efficienti.
In Emilia Romagna, è in fase di sviluppo il principale progetto di cattura e stoccaggio di CO2, al largo di Ravenna, che si basa sull’utilizzo della capacità dei giacimenti a gas esauriti dell’Adriatico. Grazie alla recente ammissione alla lista europea dei Progetti di Interesse Comune (Progetti PCI), l’hub di stoccaggio della CO2 di Ravenna avrà un ruolo chiave nella creazione di una filiera internazionale high tech nel settore della decarbonizzazione. Questo progetto, impostato sulla falsa riga del britannico HyNet North West nell’area della baia di Liverpool (nel Regno Unito), permette di intervenire in modo concreto sulla riduzione delle emissioni in settori che a oggi sono i più difficili da decarbonizzare.
Già nel corso del 2024 è previsto l’inizio della fase 1 del progetto Ccs Ravenna. Lo sviluppo industriale della fase 2, il cui avvio è previsto verso la fine del 2026, consentirà di raggiungere una capacità di stoccaggio di 4 milioni di tonnellate all’anno al 2030, poi ulteriori espansioni potranno portare i volumi fino a 16 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Inoltre, il progetto favorirà la creazione di una filiera nazionale ad alto contenuto tecnologico nel settore della decarbonizzazione e garantirà la creazione di un numero notevole di nuovi posti di lavoro.