E’ di pochi giorni fa la notizia pubblicata su Ansa che alcuni ricercatori cinesi isolarono e mapparono il Covid-19 alla fine di dicembre 2019, almeno due settimane prima che Pechino rivelasse al mondo i dettagli del virus mortale: lo rivela in esclusiva il Wall Street Journal.
Durante la pandemia abbiamo tutti compreso che il mondo dei selvatici va rispettato e protetto.
L’Italia aderisce a diverse Convenzioni e accordi internazionali in materia di protezione della flora e della fauna selvatica. Circa la metà delle specie presenti nel territorio regionale sono vulnerabili, habitat dipendenti o minacciate.
L’uomo e gli animali, sia domestici che selvatici, interagiscono tra loro e condividono gli stessi ambienti, pertanto è necessario prestare attenzione ai rischi legati alla possibile trasmissione di malattie comuni.
La Regione Emilia-Romagna si occupa del monitoraggio sanitario della fauna selvatica e degli aspetti igienico-sanitari legati al consumo alimentare della selvaggina.
La Regione Emilia-Romagna controlla lo stato sanitario delle popolazioni selvatiche attraverso piani di monitoraggio annuali.
Gli animali indicatori sono: capriolo, cervo, cinghiale, cornacchia grigia e volpe.
Le malattie trasmissibili oggetto del piano regionale di monitoraggio della fauna selvatica sono 13 tra cui la peste suina africana.
Ma quanto è importante in tutto questo ciclo vitale, la biosicurezza?
La biosicurezza nel mondo dei selvatici si riferisce all’insieme dei fattori che possono contribuire alla prevenzione e al controllo delle malattie trasmissibili tra gli animali selvatici e gli animali domestici, in particolare i suini. La biosicurezza è importante per salvaguardare la salute degli allevamenti, la sicurezza alimentare e l’ambiente.
Inoltre con il temine biosicurezza si indica un insieme dei fattori, quali regole di comportamento, tecniche gestionali o assetti organizzativi e strutturali, che possono contribuire alla difesa dell’allevamento dall’ingresso e/o dalla diffusione di malattie
La Regione Emilia-Romagna ha attivato vari fondi e bandi per sostenere gli allevatori suinicoli nella realizzazione di interventi di biosicurezza antintrusione, come la recinzione perimetrale degli stabilimenti, per prevenire i rischi di contagio connessi alla diffusione della Peste suina africana da parte dei cinghiali.
Proprio sul fronte cinghiale e Peste Suina Africana la nostra regione ha investito in comunicazione dedicando un’intera sezione sul sito tematico istituzionale Alimenti&Salute.
Sul sito viene fin da subito evidenziato che La peste suina africana (PSA) è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce esclusivamente suini e cinghiali, con letalità che possono arrivare al 90%. La malattia non si trasmette all’uomo.
L’aggiornamento costante della situazione in Emilia Romagna e le campagne di comunicazione sono messe in evidenza all’interno del sito.
Per combattere la Peste Suina Africana c’è bisogno della collaborazione di tutti, compresi i cittadini.
Ad oggi non esistono vaccini, cure o trattamenti. La psa può avere un effetto devastante per gli allevamenti suini e per gli animali selvatici.
Il controllo della malattia è un compito prioritario dei Servizi veterinari delle Aziende USL, ma ogni cittadino ha un ruolo importante nella prevenzione.
Se cammini per i boschi o per la campagna, o vai per funghi e ti imbatti in una carcassa di cinghiale (quindi un cinghiale morto o resti di ossa), contatta i servizi Veterinari dell’Azienda unità sanitaria locale, al numero unico regionale 051.609.2124, memorizza la tua posizione geografica sul cellulare e, se riesci, scatta una foto.
Non abbandonare nell’ambiente avanzi o rifiuti alimentari specialmente se contenenti carni di suino o cinghiale o salumi che possono essere veicolo di infezione per gli altri animali.
Quando rientri da una passeggiata in un’area che potrebbe essere stata contaminata dalla PSA, cambiati le scarpe e riponile in un sacchetto prima di pulirle.
- E ancora: Evita il contatto diretto dei tuoi suini e cinghiali allevati con i cinghiali selvatici.
- Prima di entrare in contatto con gli animali allevati, cambia calzature e vestiti.
- Non introdurre nell’allevamento oggetti, attrezzature o mezzi che potrebbero essere contaminati.
E ricorda… le malattie non rispettano le frontiere (se viaggi, informati su quali tipi di carne puoi portare con te).
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