Numero che assegna al nostro Paese la maglia nera in Europa avanti alla Grecia e al Portogallo con un costo stimato di 13 miliardi da qui al 2050. Si tratta di una vera e propria emergenza quella legata alla trasformazione di batteri che non rispondono più alle più comuni e diffuse terapie antibiotiche, i cosiddetti superbugs, perché evoluti e più duri da combattere. Secondo il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, che ha chiamato a Roma l’esperto dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, per lanciare un piano anti-crisi, entro il 2050 ci saranno 2,4 milioni di morti per la resistenza agli antibiotici con ripercussioni economiche più pesanti di quelle legate alla crisi finanziaria del 2008-2009. Tradotto in cifre, si stimano costi annui aggiuntivi di 3,5 miliardi legati alle sole complicanze a fronte di 4,8 mld che si potrebbero risparmiare con investimenti mirati.
Anche l’uso degli antibiotici in veterinaria, negli allevamenti e in agricoltura ha significativamente contribuito al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, e pone domande anche in relazione al contesto più ampio della protezione del sistema alimentare.
Secondo Guerra, infatti, il 75% degli antibiotici usati in mare, per allevare gamberetti per esempio, si disperde nell’ambiente circostante senza contare che il 70% degli antibiotici è usato negli allevamenti zootecnici. Così, mentre gli Stati Uniti promuovono “l’autodisciplina negli allevamenti”, l’Europa chiude le frontiere ai prodotti trattati con antibiotici mentre i blasonati allevamenti argentini sembra che importino 100mila tonnellate di antibiotici. I dati ufficiali, però, scarseggiano e i superbags si diffondono come un incendio.