Le informazioni genomiche, ovvero i dati cellulari di cui un organismo ha bisogno per crescere e funzionare, vengono analizzate e impiegate da tempo per allevare bestiame più resistente e sano.
Uno dei principali svantaggi è che i meccanismi biologici alla base di alcune variazioni genetiche non sono stati ancora compresi appieno.
Le conseguenze per la salute e il benessere dei bovini possono quindi non essere prevedibili, perché determinate caratteristiche genetiche possono causare effetti collaterali imprevisti.
Il progetto BovReg ha cercato di adottare un approccio più orientato alla biologia, con cui poter comprendere meglio la funzione di una specifica variazione genetica. «Si tratta di un settore vasto e ancora sconosciuto», afferma la coordinatrice del progetto BovReg, Christa Kuehn, che lavora attualmente presso l’Istituto Friedrich-Loeffler in Germania. «Sappiamo tuttavia che la percentuale del genoma, superiore al 95 %, che non viene tradotta in proteine deve necessariamente avere una qualche funzione, altrimenti l’evoluzione non l’avrebbe trasmessa per milioni di anni.»
Kuehn e i suoi colleghi hanno voluto indagare su queste regioni regolatorie del genoma. Per scoprire questi meccanismi, il progetto, coordinato dall’Istituto di ricerca per la biologia degli animali d’allevamento, in Germania, ha generato ingenti quantità di dati genomici funzionali condivisi partendo da tessuti bovini e linee cellulari di uso frequente. L’obiettivo era quello di ottenere una conoscenza molto più dettagliata delle caratteristiche legate alla robustezza e alla salute dei bovini. A tal fine, il progetto ha sviluppato anche dei canali bioinformatici per garantire che l’analisi dei dati fosse riproducibile e interoperabile su diverse piattaforme. «È stata prodotta un’enorme quantità di dati utilizzabili anche nella ricerca biomedica», spiega Kuehn. «Volevamo essere certi che queste informazioni fossero utilizzabili e accessibili.» L’insieme dei dati confluirà in un portale pubblico globale. «Abbiamo anche condotto una mappatura etica per tracciare la percezione della società nei confronti dell’allevamento genomico», aggiunge Kuehn. «La ricerca a volte può causare disagio o riluttanza in ambito sociale, abbiamo quindi voluto anticipare la curva e prevedere possibili conseguenze per la società.»