Un nuovo studio, pubblicato su The Lancet, avverte che le perdite e gli sprechi alimentari potrebbero aumentare del 52% entro il 2050, compromettendo la sostenibilità dei sistemi alimentari mondiali.
La sola adozione di diete più sane e sostenibili non sarebbe sufficiente a invertire la tendenza: l’aumento dei redditi e la crescita demografica spingono infatti i volumi di cibo perso o scartato. La transizione verso alimenti vegetali, richiesta soprattutto nei paesi ad alto reddito, genera effetti di ricaduta che aumentano le perdite in aree fragili come Africa subsahariana, Medio Oriente e Nord Africa. In quest’ultima, le perdite potrebbero crescere fino al 132% con cambiamenti alimentari e del 61% anche applicando politiche autonome di riduzione.
Il commercio internazionale amplifica il problema: l’aumento delle esportazioni di prodotti vegetali da Africa e America Latina verso Europa e USA provoca maggiori sprechi nelle fasi agricole. Tuttavia, una strategia congiunta che unisca diete sostenibili e politiche mirate potrebbe ridurre le perdite globali del 63%. I benefici sarebbero particolarmente rilevanti nei paesi a basso reddito: nell’Africa subsahariana la disponibilità nutrizionale crescerebbe di 365 kcal pro capite al giorno entro il 2050. Lo studio invita i governi a integrare la riduzione degli sprechi nelle politiche alimentari, per evitare che gli effetti collaterali compromettano i vantaggi della transizione verso diete più sane.


