
Secondo una nuova analisi dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), oltre mezzo milione di persone a Gaza sono intrappolate nella carestia, caratterizzata da carestia diffusa, indigenza e morti evitabili.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’UNICEF, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno sottolineato collettivamente e costantemente l’estrema urgenza di una risposta umanitaria immediata e su vasta scala, dato l’aumento dei decessi legati alla fame, il rapido peggioramento dei livelli di malnutrizione acuta e il crollo dei livelli di consumo alimentare, con centinaia di migliaia di persone che trascorrono giorni senza nulla da mangiare.
Le agenzie hanno ribadito che la carestia deve essere fermata a tutti i costi. Un cessate il fuoco immediato e la fine del conflitto sono fondamentali per consentire una risposta umanitaria senza ostacoli e su larga scala che possa salvare vite umane. Le agenzie sono inoltre seriamente preoccupate per la minaccia di un’intensificazione dell’offensiva militare a Gaza City e di un’eventuale escalation del conflitto, poiché ciò avrebbe ulteriori conseguenze devastanti per i civili dove la carestia è già presente. Molte persone, in particolare bambini malati e malnutriti, anziani e persone con disabilità, potrebbero non essere in grado di evacuare.
Entro la fine di settembre, oltre 640.000 persone affronteranno livelli catastrofici di insicurezza alimentare – classificati come Fase IPC 5 – in tutta la Striscia di Gaza. Ulteriori 1,14 milioni di persone nel territorio saranno in condizioni di Emergenza (Fase IPC 4) e ulteriori 396.000 persone in condizioni di Crisi (Fase IPC 3). Si stima che le condizioni nel nord di Gaza siano altrettanto gravi – o peggiori – rispetto a quelle di Gaza City. Tuttavia, i dati limitati hanno impedito una classificazione IPC, evidenziando l’urgente necessità di accesso per valutare e fornire assistenza.
Dall’ultima analisi IPC di maggio, il numero di bambini che si prevede saranno a grave rischio di morte per malnutrizione entro la fine di giugno 2026 è triplicato, passando da 14.100 a 43.400. Analogamente, per le donne incinte e in allattamento, il numero di casi stimati è triplicato, passando da 17.000 a maggio a 55.000 donne che si prevede soffriranno di livelli pericolosi di malnutrizione entro la metà del 2026. L’impatto è visibile: un bambino su cinque nasce prematuro o sottopeso.
ONU World Food Programme (WFP)