In Italia più di tre milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (DAN), che costituiscono la seconda causa di morte negli adolescenti tra 12 e 17 anni, dopo gli incidenti stradali.
Per ogni 100 ragazze in età adolescenziale, 10 soffrono di qualche disturbo collegato all’alimentazione, 1-2 delle forme più gravi come anoressia e bulimia, le altre in manifestazioni cliniche transitorie e incomplete.
Sono ormai molto rilevanti anche i numeri dei pazienti di sesso maschile, la cui percentuale, nella fascia tra i 12 e 17 anni, si attesta intorno al 20% della popolazione ammalata.
E si è abbassata l’età dell’insorgenza di tutti i disordini del comportamento alimentare, spostandosi intorno ai 14-15 anni, con la comparsa del disturbo in bambine di 10-11 anni. Dati 2021 e sottostimati perchè esiste una larga parte di pazienti che non arriva alle cure, sia per l’assenza di motivazione al trattamento, sia perché in molte regioni italiane non sono presenti strutture specializzate. Dati inoltre legati alla pandemia visto che da un anno all’altro l’incremento è stato del 30%.
Il quadro clinico rimanda ad un’ideazione intensa sul cibo e le forme corporee; l’uso della restrizione, del vomito e dell’iperattività fisica; una selettività estrema con un repertorio limitato di alimenti, un’insoddisfazione per il proprio aspetto che si trasforma in ossessione, intorno alla quale ruota tutto il mondo interno ed esterno.
Nel caso delle ragazze e dei ragazzi più giovani, infatti, può accadere che vengano attratti dai fit-influencer sui social e inizino a seguirli e ad allenarsi chiusi nella loro cameretta, anche per ore, senza che nessuno se ne accorga. I ragazzi crescono così pensando di poter far arrivare il corpo ad avere le stesse forme dell’influencer di turno; parlando con loro ci si rende conto che non sono consapevoli del fatto che il lavoro dei suddetti influencer è proprio il loro “corpo”, e che tutta la loro giornata gira intorno a questo. Il confronto continuo con un corpo che ha poco a che fare con un corpo naturale, porta chi lo desidera a sentirsi sempre in difetto. Altro aspetto è quello dell’età: ormai seguono influencer adulte anche bambine di 9-10 anni, che ancora non conoscono il loro corpo sviluppato e che quindi maturano una forte paura del cambiamento che può accadere in loro con la crescita, perché potrebbero non avere quel corpo tanto desiderato.
L’intento della prevenzione è proprio quello di diffondere una maggiore accettazione della diversità e della varietà, contrastare gli ideali di corpo uniformi e promuovere un’idea di benessere che vada al di là del giudizio estetico.