La presente Relazione al Parlamento, con gli annuali aggiornamenti previsti dalla Legge 125/2001, intende portare a conoscenza del Parlamento italiano la situazione aggiornata sul consumo di alcol nella nostra Nazione con l’obiettivo di individuare misure adeguate per prevenire i rischi associati all’abuso di alcol in tutte le fasce di età.
In Italia, la Legge 8.11.2012 n.189 vieta la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche ai minori di 18 anni in considerazione dell’inefficienza dei meccanismi di metabolizzazione e smaltimento dell’alcol con conseguente maggiore compromissione per la salute e la sicurezza rispetto all’adulto. La disposizione normativa nazionale, tra le prime in Europa ad essere stata adeguatamente variata negli ultimi anni in linea con quanto richiesto dalla Comunità Scientifica Internazionale, ha rafforzato il divieto di vendita e somministrazione ai minori tramite l’innalzamento dell’età minima legale dai 16 ai 18 anni.
La Comunità Scientifica Internazionale, tenuto conto che in Europa circa il 4% di tutte le morti e circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità sono correlati all’abuso di alcol, suggerisce di adottare raccomandazioni sul consumo di bevande alcoliche volte alla prudenza. L’Italia ha, pertanto, recepito l’opportunità di divulgare raccomandazioni in tal senso mediante le “Linee guida per una sana alimentazione Revisione 2018”, presentate dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – CREA; queste definiscono “a basso rischio” per la salute un consumo giornaliero di 2 unità alcoliche per l’uomo adulto e 1 unità alcolica sia per le donne adulte, sia per gli anziani di entrambi i sessi, quantità che corrispondono rispettivamente a 24 e a 12 grammi di alcol, mentre per i minori e le donne in gravidanza zero unità alcoliche.
Il quadro epidemiologico riferito all’anno 2021, rappresentato in questa relazione, illustra diverse tipologie di dati provenienti da più fonti statistiche istituzionali con l’obiettivo di descrivere il fenomeno correlato all’abuso di alcol nella popolazione italiana.
I dati ISTAT riferiti all’anno 2021 mostrano, rispetto all’anno precedente, un consumo stabile di alcol nell’anno di riferimento (66,4% nel 2020 e 66,3% nel 2021), mentre si riduce il consumo giornaliero (20,6% nel 2020 e 19,4% nel 2021) e il consumo fuori pasto (31,7% nel 2020 e 30,7% nel 2021); risulta, invece, in aumento il consumo occasionale (45,7% nel 2020 e 46,9% nel 2021).
Negli ultimi dieci anni si continua a registrare la tendenza del progressivo incremento della quota di donne consumatrici di bevande alcoliche che, per il consumo occasionale, passano dal 38,4% al 45,1%, e per il consumo fuori pasto passano dal 16% al 21,7%. Tra i giovani il consumo di bevande alcoliche permane una criticità che suggerisce di mantenere alta l’attenzione su questa fascia di popolazione. I comportamenti a rischio sul consumo di alcol nella popolazione giovanile sono particolarmente diffusi nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, con valori più elevati tra i ragazzi, sebbene nel tempo stia aumentando in modo significativo il numero di ragazze in questa fascia di età con comportamenti di consumo a rischio.
Nel tempo si assiste anche a sensibili cambiamenti, in tutte le classi di età, nel tipo di bevande consumate. Il consumo esclusivo di vino e birra diminuisce in quasi tutte le fasce di età, mentre aumenta l’abitudine a consumare altri alcolici insieme al vino e alla birra, specialmente tra le donne di 45 anni e più. Il consumo di alcol è più marcato nel Centro-Nord, soprattutto tra i maschi. La quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di studio conseguito: ciò avviene soprattutto per le donne e, in particolare, in relazione al consumo fuori pasto. Andamento inverso ha, invece, il consumo quotidiano che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, soprattutto per gli uomini.
L’Alcoldipendenza è, a tutt’oggi, un ambito che continua a necessitare di grande attenzione per le implicazioni sanitarie e sociali che ne derivano. Nel 2021 sono stati presi in carico presso i servizi o gruppi di lavoro rilevati (n=449) 63.490 soggetti. Il 24,0% dell’utenza complessiva è rappresentato da utenti nuovi; la quota restante, invece, indica i soggetti già in carico dagli anni precedenti o rientrati nel corso dell’anno dopo aver sospeso un trattamento precedente.
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