Prima parte
E’ molto diffusa l’opinione che le carni, e in particolare quelle di pollo, siano spesso contaminate da ormoni. Il tutto nasce intorno alla fine degli anni ’50 quando l’allevamento degli animali non era sottoposto a vincoli sanitari particolari.
Ormoni “sessuali” – Si tratta di sostanze sia “naturali”, sia di sintesi con attività di tipo estrogena, androgena e/o progestinica che, con diversi meccanismi di azione, sono in grado di “accelerare” i processi anabolici degli animali. Il risultato è un maggiore sviluppo corporeo e ovviamente maggior peso in minore tempo.
Il problema più grave è per i consumatori che dovessero mangiare delle carni contenenti i “residui” di questi ormoni. Particolarmente sensibili sono i bambini che possono andare incontro a serie “lesioni” come, ad esempio, menarca precoce e sviluppo del seno (anche a pochi anni di età nelle bambine) oppure rallentamento dello sviluppo sessuale nei maschi. Tali patologie sono state riscontrate proprio intorno agli anni ’60 quando non c’erano regole e gli allevatori trattavano gli animali senza nessuna precauzione. Il dietilstilbestrolo, che è una sostanza chimica a elevato potere estrogeno, è anche ritenuto cancerogeno.
Tireostatici – Si tratta di farmaci (quali il metiltiuracile e il propiltiuracile) che sono in grado di “captare” lo iodio presente nel nostro organismo e di impedirgli di arrivare alla tiroide; in questo modo viene “inibita” la produzione degli ormoni tiroidei che, com’è noto, può avvenire soltanto in presenza di iodio. Gli ormoni tiroidei hanno la fondamentale funzione di “regolare” il metabolismo compreso quello idrico.
Come accennato i pericoli per la salute dei consumatori sono modesti; esiste però il problema che le carni sono ricche di acqua e quindi la loro resa è inferiore a quelle degli animali allevati correttamente. Tale problema si evidenzia durante la cottura in cui si può osservare un’anomala perdita di acqua.
Misure precauzionali – Quando ci si accorse della pericolosità delle varie sostanze, in Italia già dai primi anni del 1960 fu posto il divieto non solo di somministrare agli animali qualsiasi sostanza ormonale, ma venne anche proibito agli allevatori di detenerle. Vennero anche definite delle sanzioni molto severe. Venne attivato un sistema di controllo rigoroso e ci fu una drastica riduzione dell’uso degli ormoni anabolizzanti; purtroppo però non cessò del tutto. Ciò dipese dal fatto che furono messe a punto delle formulazioni di ormoni che se correttamente impiegate non lasciavano residui facilmente individuabili. Fortunatamente sono stati sviluppati metodi di analisi molto sensibili che hanno permesso di accertare anche le infrazioni più “raffinate” e quindi di debellare il fenomeno.
L’uso illegale da parte degli allevatori di ormoni anabolizzanti steroidei e di tireostatici risulta praticamente scomparso. E’ però necessario che le Autorità di controllo non abbassino la guardia per evitare che qualcuno provi a guadagnare in modo illecito arrecando seri pericoli per la salute pubblica. (Continua…)