
A Roma, presso la sede della FAO, si è conclusa la COP 16 sulla biodiversità, segnando un passo fondamentale per la protezione degli ecosistemi globali.
Il vertice ha definito una strategia volta a mobilitare finanziamenti essenziali, puntando a raggiungere almeno 30 miliardi di dollari annui entro il 2030.
La creazione del Global Biodiversity Framework Fund mira a colmare un gap finanziario stimato in 700 miliardi di dollari ogni anno destinati alla conservazione.
La proposta, avanzata dal Brasile a nome dei BRICS, consente alla COP di mantenere il controllo sulla governance dei fondi, garantendo stabilità anche per i Paesi sanzionati.
Numerosi Paesi europei, tra cui Francia, Germania e Regno Unito, hanno confermato il loro sostegno, evidenziando l’impegno del continente. Nonostante l’evento sia ospitato in Italia, il Paese non risulta tra i donatori attivi del fondo.
È stato inoltre lanciato il “fondo Cali”, che redistribuirà equamente i benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche.
Il quadro globale approvato prevede la protezione del 30% di terre e mari e l’eliminazione di 500 miliardi di dollari di sussidi dannosi all’ambiente. L’accordo rafforza il sistema di monitoraggio, coinvolgendo direttamente società civile, comunità indigene e settore privato.
La COP 17, prevista tra due anni, sarà il banco di prova per verificare se gli impegni finanziari si tradurranno in azioni concrete per la tutela della biodiversità.