La bioeconomia costituisce un’alternativa alla economia basata sulle fonti fossili, che invece di utilizzare risorse come petrolio e carbone, si fonda sulla produzione di risorse biologiche rinnovabili e la conversione di queste sostanze, dei loro residui, e sottoprodotti in prodotti a valore aggiunto, quali componenti di base dei processi chimici per la produzione di biomateriali, bioplastiche, biochemicals.
L’obiettivo del progetto Panacea, come evidenziato a fine 2018, è accrescere il contributo delle Colture Non-food, quello non ad uso alimentare riducendo la dipendenza energetica dalle fonti fossili.
Il network è finanziato dal programa Horizon 2020 della Ue che promuove l’incontro tra ricerca, industria e agricoltura. Il Crea, insieme all’Università di Bologna, rappresenta l’Italia in questo progetto composto da 18 partner.
Le colture no food (Nfc), sono le colture non alimentari utilizzate per produrre una vasta gamma di prodotti quali polimeri (è il caso delle bioplastiche ottenute da scarti agricoli), lubrificanti, materiali da costruzione, prodotti farmaceutici, nonché bioenergia e biocarburanti.
Le colture no food si classificano in: oleaginose (ad esempio, camelina, ricino), lignocellulosiche (canapa, canna comune), carboidrati (sorgo, barbabietola da zucchero) e specializzate” (ad esempio lavanda e altre piante per l’estrazione di olii essenziali o principi farmaceutici). Sono colture quindi che possono sostituire materie fossili con vantaggi per l’ambiente.
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