Vorrei spezzare una lancia, o un croccantino, a favore di Luca Zaia, oggetto di lazzi e sberleffi per aver chiesto ai veterinari di dare una mano nella fabbrica dei tamponi.
Non fanno che ripeterci che siamo in guerra, e in guerra non si va tanto per il sottile.
Per reimbarcare l’esercito britannico a Dunkerque, Churchill si servì anche di motoscafi privati e nessuno ci trovò niente da ridire né da sorridere.
I veterinari sono medici, e dei più formidabili: i loro pazienti non si esprimono neanche in modo chiaro, a differenza degli umani, o almeno di alcuni di essi.
Da mesi ci viene ripetuto che i tagli alla sanità rappresentano la vera ragione per cui è stato necessario chiudersi in casa, e che la carenza di medici e infermieri finisce per vanificare il miglioramento delle strutture, poiché è inutile avere tamponi e posti letto se poi manca il personale in grado di farli funzionare. Ebbene, in un Paese dove i decisori hanno il brutto vizio di comportarsi da commentatori, limitandosi a segnalare i problemi che toccherebbe risolvere proprio a loro, al governatore veneto va riconosciuto il merito di aver fatto una proposta concreta e tutt’altro che insensata.
Fa specie, poi, che a storcere la bocca siano proprio quelli che hanno teorizzato il dilettantismo al potere come panacea di tutti i mali.
Vi pare che non mi lascerei fare un tampone dal medico del mio cagnolino?