L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN, International Union for Conservation of Nature), fondata oltre 60 anni fa, ha la missione di “influenzare, incoraggiare e assistere le società in tutto il mondo a conservare l’integrità e diversità della natura e di assicurare che ogni utilizzo delle risorse naturali sia equo e ecologicamente sostenibile”. La IUCN conta oggi oltre 1000 membri tra stati, agenzie governative, agenzie non governative e organizzazioni internazionali: in Italia ne fanno parte la Direzione per la Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente, le principali organizzazioni non governative per la protezione dell’ambiente, enti di ricerca e alcune aree protette. La Lista Rossa IUCN, attiva da 50 anni, è il più completo inventario del rischio di estinzione delle specie a livello globale. Dal 1994 le valutazioni sono basate su un sistema di categorie e criteri quantitativi e scientificamente rigorosi, la cui ultima versione risale al 2001. Queste categorie e criteri, applicabili a tutte le specie viventi a eccezione dei microorganismi, rappresentano lo standard mondiale per la valutazione del rischio di estinzione.
Dal recente aggiornamento della Lista Rossa emergono notizie negative e positive. Tra le specie a rischio di estinzione da quest’anno rientra anche il Drago di Komodo, che vive su un’isola che sta diventando sempre più piccola con l’innalzamento del livello del mare. Preoccupa anche la situazione degli squali: secondo l’ultimo aggiornamento due specie di squali su cinque sono a rischio di sparire a causa dell’attività umana, e su 138.000 specie monitorate, il 28% è avviato verso l’estinzione.
Tra le notizie positive c’è l’introduzione del Green Status, una sorta di lista verde per accogliere quelle specie i cui numeri stanno tornando a crescere, di solito come conseguenza delle opere di conservazione portate avanti dall’uomo. Una delle prime specie a guadagnarsi il Green Status è il rinoceronte di Sumatra: la specie rimane “a rischio critico”, ma se si riuscisse a mantenere costanti gli sforzi e l’impegno, nel giro di un secolo il rinoceronte di Sumatra sarebbe al 50% del suo percorso per uscire dalla zona di pericolo.