Mentre Copernicus, il servizio europeo di monitoraggio del clima, conferma che il 2023 sarà l’anno più caldo della storia e anche a novembre sono state raggiunte temperature record a livello mondiale, a Dubai alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si sta svolgendo l’importante dibattito sull’uscita (phase out) dai combustibili fossili.
I governi occidentali sono favorevoli all’inclusione del termine phase out per l’uscita dai combustibili fossili, mentre altri grandi produttori di petrolio e gas, tra cui l’Arabia Saudita e la Russia, si oppongono a queste proposte. Il ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, ha dichiarato che il regno non accetterà un testo che richiede la riduzione graduale dei combustibili fossili. L’aggiunta del paragrafo 36, che riconosce la necessità di una giusta transizione energetica, rappresenta un passo senza precedenti verso la trasformazione equa di cui abbiamo bisogno, si legge sul sito del WWF.
Proprio il 5 dicembre sono stati pubblicati i nuovi dati del Global Carbon Budget, elaborato dall’Università di Exeter e compilati ogni anno da un team di oltre 120 esperti, da cui emerge che nel 2023 le emissioni globali di anidride carbonica (CO2) raggiungeranno un nuovo record a quota 36,8 miliardi di tonnellate.
Abbiamo chiesto a due professionisti della nostra regione un loro commento, partendo dalla dichiarazione del presidente della conferenza, nonché amministratore delegato del colosso petrolifero Adnoc, Sultan Al Jaber. L’audio era stato rubato nel corso di una sessione dei lavori precedenti a Cop28 da parte di giornalisti investigativi del Climate Reporting e poi riportato successivamente dal Guardian.
Diamo la parola a Vanes Poluzzi ((Responsabile CTR Qualità dell’Aria – Direzione Tecnica – Arpae). “Nessuna scienza dimostra che un’uscita dai combustibili fossili è necessario per limitare il riscaldamento globale a 1.5 sopra i livelli preli industriali” questo è ciò che ha sostenuto Al Jaber il presidente Meratino della Cop 28 aggiungendo che seguire quella strada di fatto non permetterebbe di perseguire uno sviluppo sostenibile. Ora io non so che cosa intendesse esattamente Al Jaber quando ha fatto questa dichiarazione quello che posso dire è che per noi e a nostra conoscenza la combustione dei combustibili fossili porta ad avere una grande emissione di CO2 in particolare che è ad oggi il gas il cui radiative forcing è il maggiore in atmosfera. Ricordiamo che non è nient’altro che una misura del bilancio in entrata e uscita del contenuto energetico nel sistema atmosfera terra ed è un indicatore che semplificando un po’ tutto ci mostra quanto un determinato componente può aumentare o diminuire il meccanismo dei cambiamenti climatici. Quindi un radiative forcing in complessivo positivo porta a un riscaldamento mentre un radiative forcing in negativo porta un raffreddamento. Ora se è vero che la CO2 ha un radiative forcing di oltre 1.68 watt su metro quadro come viene citato espressamente anche dalla IPCC, non possiamo pensare che i combustibili fossili non siano i principali emettitori di CO2 sul pianeta terra, di conseguenza i più grandi come dire produttori di quel gas che in atmosfera genera il cambiamento climatico. Da questo punto di vista quindi la l’affermazione è davvero è incomprensibile”.
E ora il commento di Paolo Lauriola (Presidente ISDE (Medici per l’Ambiente) sezione di Modena ed “Emeritus Fellow of the Collegium Ramazzini” “Penso che questa Cop28 dovrà essere ricordata come un momento estremamente importante, soprattutto perché c’è un chiaro confronto tra le posizioni di chi intende mantenere lo status quo, con l’uso dei combustibili fossili, e chi invece ritiene che sia necessario un cambiamento drastico sia a livello collettivo che individuale. Pochi giorni fa è stata diffusa la notizia che il Presidente della Cop28 il Sultan Algebar abbia creato un grande disagio o disappunto per le sue affermazioni peraltro fatte per qualche giorno prima del dell’inizio del della COP 28, ma questo segnala anche una forte debolezza di queste posizioni visto gli appelli e le critiche che sono che sono arrivate: è il momento quindi non certo di gettare la spugna ma anzi impegnarsi ancor di più. Sicuramente i 70 000 presenti, numero più alto mai verificato alle Coop in passato, sono lì a confermare l’interesse e l’impegno affinché qualcosa si muova così come i 43 milioni di operatori sanitari,per esempio, o loro rappresentanti che hanno firmato perché ci sia un impegno significativo a favore appunto di una lotta efficace alla crisi climatica. Occorre quindi segnalare questo impegno diffuso e non mollare; sostanzialmente quello che ritengo debba essere fatto è quello, sia a livello collettivo che individuale, ripeto, è non mollare!”.