La nuova legge definisce per la prima volta a livello europeo i requisiti minimi per l’utilizzo delle acque di recupero (cioè le acque reflue urbane che sono state trattate in un impianto di bonifica) per scopi agricoli in modo sicuro, proteggendo le persone e l’ambiente. È stata adottata in via definitiva senza votazione, in apertura di sessione.
Le nuove norme mirano a garantire che le acque reflue trattate siano riutilizzate in modo più ampio per limitare l’uso dei corpi idrici e delle acque sotterranee. Il calo dei livelli delle acque sotterranee, dovuto in particolare all’irrigazione agricola, ma anche all’uso industriale e allo sviluppo urbano, è una delle principali minacce per l’ambiente idrico dell’UE.
Secondo il rapporto della Commissione sulla politica europea sulla scarsità d’acqua e la siccità, la scarsità d’acqua rimane un problema sempre più grave per molti Stati membri. Almeno l’11% della popolazione europea e il 17% del suo territorio sono stati colpiti dalla scarsità d’acqua. Durante l’estate, oltre la metà della popolazione della regione mediterranea è colpita dallo stress idrico.
“Potremmo potenzialmente riutilizzare 6,6 miliardi di metri cubi d’acqua entro il 2025, rispetto agli attuali 1,1 miliardi di metri cubi all’anno. Ciò richiederebbe un investimento inferiore ai 700 milioni di euro e ci permetterebbe di riutilizzare più della metà dell’attuale volume d’acqua proveniente dagli impianti di trattamento delle acque reflue dell’UE, teoricamente disponibili per l’irrigazione, evitando più del 5% di estrazione diretta dai corpi idrici e dalle falde acquifere” ha detto la relatrice Simona Bonafè (S&D, IT).