Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non si dovrebbe consumare una quantità di sale superiore ai 5 grammi al giorno, corrispondenti a circa 2 grammi di sodio, ma in Italia i livelli di consumo sono ancora ben lontani dai valori raccomandati. Restano fondamentali dunque sia la promozione di azioni di sensibilizzazione e di informazione sull’importanza della riduzione del consumo alimentare di sale sia il monitoraggio di quanto queste misure siano efficaci nel migliorare la consapevolezza dei cittadini su questo aspetto.I dati PASSI riferiti al biennio 2021-2022 rivelano che più di 5 persone su 10 (55%) fanno attenzione o cercano di ridurre la quantità di sale assunta a tavola, nella preparazione dei cibi e nel consumo di quelli conservati.
L’uso consapevole del sale è più frequente fra le donne (61% vs 50% negli uomini), nelle persone più mature di età (raggiunge il 63% fra i 50-69enni vs 43% fra i 18-34enni), fra i residenti con cittadinanza italiana (56% vs 49% fra gli stranieri) Anche l’istruzione ha un ruolo: gli individui più istruiti, in particolare laureati, hanno un’attenzione maggiore all’impiego di sale nell’alimentazione. Chiaro il gradiente geografico per cui è maggiore l’attenzione al consumo di sale fra i residenti nelle Regioni del Nord (61% vs 50% dei residenti nel Meridione). Queste associazioni sono confermate anche dall’analisi multivariata.
In Emilia Romagna il 62,7% fa attenzione al consumo del sale, l’83,4% delle persone sceglie di utilizzare il sale iodato: moltissimi lo usano abitualmente, il 68.3%.
Fra le persone con almeno una patologia cronica, e in particolare tra chi ha una diagnosi di ipertensione arteriosa o di insufficienza renale (per le quali la riduzione del consumo di sale diventa strumento di controllo della malattia), la percentuale di chi ne fa un uso consapevole risulta più alta (74%), ma non raggiunge i livelli attesi e 1 paziente su 4 sembra non prestarvi attenzione. Malgrado l’esiguo numero di donne in gravidanza nel campione, in questo sottogruppo di popolazione la percentuale di attenzione al consumo di sale è significativamente maggiore (66%) rispetto alla popolazione femminile di riferimento, in età fertile ma non in gravidanza (55%).
I dati sull’attenzione dei medici alla “salute a tavola” dei loro assisti mostrano ancora una volta (come accade per i consigli su fumo, alcol, sedentarietà o eccesso ponderale) che il consiglio medico è uno strumento ancora poco utilizzato e in gran parte finalizzato al contenimento del danno. Infatti, a fronte di questi dati sulla consapevolezza dei cittadini sul rischio per la salute associato a un eccessivo consumo di sale alimentare, mediamente fra quelli che hanno avuto un contatto con un medico o altro operatore sanitario nei dodici mesi precedenti l’intervista, 1 su 4 (24%) riferisce di aver ricevuto il consiglio su un utilizzo appropriato del sale nella dieta e, anche se si arriva al 56% fra le persone con ipertensione o insufficienza renale, queste percentuali non migliorano nel tempo.
SFOGLIA LA CAMPAGNA “SALE A VOI LA SCELTA” DEL 2021 DI ALIMENTI&SALUTE