Consumare rispettando il Pianeta è un miraggio? Nient’affatto: secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Copenaghen, la chiave sarà proprio responsabilizzare l’utente finale attraverso precise informazioni sugli impatti esercitati dai prodotti sull’ambiente.
Come? Con il climate labeling, l’etichettatura climatica (o carbonica, ndr): dati che stimano l’impatto dell’intero ciclo vita di un alimento. Secondo gli esperti questo meccanismo sarebbe in grado, agendo sulla sola coscienza personale, di far virare gli acquisti su articoli con score ‘ambientali’ migliori, e quindi più sostenibili.
Sono pochi gli esempi di etichettatura carbonica già in vigore oggi. Nonostante alcuni supermercati in Danimarca e Svezia abbiano aperto la pista, cominciando a informare i clienti sugli effetti climatici delle loro scelte, quasi nessun alimento mostra la sua impronta ecologica in termini precisi: la CO2 emessa per produrlo, i rifiuti, i km percorsi, la quantità e la fonte di energia impiegata.
Una recente indagine della no-profit Carbon Trust certificava che oltre due terzi dei consumatori in Francia, Germania, Spagna, Italia, Regno Unito e Usa sarebbero a favore dell’introduzione dell’etichettatura carbonica, che potrebbe migliorare la loro esperienza di acquisto. La maggiore consapevolezza porta a scelte più informate e (quasi) sempre migliori.
Ma sono pronti i grandi produttori ad aggiornare i loro modelli di business?