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  • Arpae: i dati delle acque superficiali e delle acque sotterranee in Emilia Romagna
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22 Marzo 2024 / Published in Acqua, ALIMENTI, NOTIZIE, Regione Emilia-Romagna

Arpae: i dati delle acque superficiali e delle acque sotterranee in Emilia Romagna

ACQUE SUPERFICIALI

Dall’analisi dei dati relativi allo stato ecologico emerge che, nel sessennio di monitoraggio 2014-2019, realizzato ai sensi della Direttiva quadro sulle acque in Emilia-Romagna, gran parte dei corpi idrici fluviali ha raggiunto ha raggiunto l’obiettivo di qualità “buono” nelle zone appenniniche e pedecollinari, con condizioni poco o moderatamente alterate rispetto a quelle di riferimento naturale, a differenza delle aree di pianura in cui prevalgono invece corpi idrici artificiali o fortemente modificati. Nel periodo 2014-2019, la ripartizione percentuale in classi di stato ecologico dei corpi idrici fluviali regionali è stata: 2% elevato, 28% “buono”, 39%  “sufficiente”, 29% “scarso” e 2% “cattivo”.
Per i corpi idrici lacustri (invasi), nel sessennio 2014-2019, si raggiunge una valutazione di potenziale ecologico “buono e oltre” nei bacini di Suviana, Brasimone e Ridracoli, mentre Molato e Mignano sono valutati in stato “sufficiente”. La valutazione della classificazione, attestata allo stato “sufficiente”, è causata dalla presenza di fosforo in concentrazioni elevate.

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ACQUE SOTTERRANEE

Lo stato dei corpi idrici sotterranei viene definito buono solo quando lo stato quantitativo e lo stato chimico sono in stato buono. Lo stato quantitativo dipende dalle tendenze nel tempo dei livelli delle falde e dal bilancio tra ricarica e prelievi, mentre lo stato chimico è determinato dalla presenza di inquinanti di origine antropica.

Il monitoraggio quantitativo dei 135 corpi idrici sotterranei dell’Emilia-Romagna effettuato nel periodo 2014-2019, evidenzia che 118 corpi idrici sono in stato quantitativo buono, pari al 87,4%, e comprendono tutti i corpi idrici montani, i freatici di pianura, le pianure alluvionali e la gran parte delle conoidi alluvionali appenniniche e dei depositi di fondovalle. I restanti 17 corpi idrici, pari al 12,6% del totale, sono in stato quantitativo scarso, e sono rappresentati da alcuni corpi idrici di conoide alluvionale appenninica e depositi di fondovalle.

Lo stato chimico dei corpi idrici sotterranei, espresso nelle classi “buono” e “scarso”, dipende dalla presenza e dall’origine delle sostanze ritrovate nelle acque sotterranee a seguito delle attività di monitoraggio ambientale. La presenza negli acquiferi di sostanze la cui origine è riconducibile a meccanismi idrochimici naturali di interazione acqua-sedimento-roccia, come ad esempio la presenza di ione ammonio, cloruri, boro, ferro, manganese, arsenico, non costituisce uno scadimento dello stato chimico delle acque sotterranee, e per ciascuna sostanza devono essere identificate le concentrazioni o valori di fondo naturale, come è stato fatto per diversi corpi idrici dell’Emilia-Romagna. Al contrario, lo stato chimico è scarso se le sostanze presenti nelle acque sotterranee sono di sicura origine antropica, come, ad esempio, la presenza di nitrati in concentrazioni elevate (oltre i 50 mg/l) nei corpi idrici sotterranei pedeappenninici – conoidi alluvionali – dove avviene la ricarica delle acque sotterranee profonde. Il fenomeno è prevalentemente correlabile all’uso di fertilizzanti azotati e allo spandimento di reflui zootecnici, oltre che a potenziali perdite fognarie e a scarichi urbani e industriali puntuali. Ciò è evidente anche nei corpi idrici freatici di pianura, caratterizzati da elevata vulnerabilità, essendo acquiferi collocati nei primi 10-15 metri di profondità della pianura ed essendo in relazione diretta con i corsi d’acqua e i canali superficiali, oltre che con il mare nella zona costiera. Nelle sorgenti, rappresentative di corpi idrici montani, le concentrazioni di nitrati sono in generale abbondantemente inferiori ai limiti normativi e non costituiscono una criticità ambientale.
Altre sostanze contaminanti di origine antropica sono i fitofarmaci e le sostanze clorurate. Nelle aree di conoide e di pianura alluvionale appenninica e padana i fitofarmaci sono quasi sempre al di sotto dei limiti di quantificazione delle metodiche analitiche, mentre dove sono quantificati risultano, nella quasi totalità dei casi, in concentrazioni abbondantemente al di sotto dei limiti normativi, essendo aree caratterizzate da minore vulnerabilità all’inquinamento di queste sostanze, come peraltro già evidenziato nei monitoraggi ambientali degli anni precedenti. Le stazioni, invece, con sommatoria di fitofarmaci e concentrazioni di singole sostanze attive oltre i limiti di legge sono ubicate prevalentemente negli acquiferi freatici di pianura, e a partire dall’anno 2021 si evidenzia un incremento del numero di superamenti del limite normativo dovuto all’inserimento nei protocolli analitici delle sostanze Glifosate e suo metabolita AMPA.

La valutazione circa la presenza di sostanze clorurate è stata modificata con l’emanazione del DM 6 luglio 2016, che, rispetto a quanto prevedeva il DLgs 30/2009, ha innalzato alcuni limiti di sostanze clorurate e limitato il calcolo della sommatoria ai soli tricloroetilene e tetracloroetilene. Ciò determina, nelle valutazioni successive al 2016, una riduzione degli impatti da sostanze clorurate nelle acque sotterranee, anche se superamenti di singole sostanze, in particolare il triclorometano, supera i limiti normativi negli acquiferi liberi delle conoidi Trebbia-Luretta, Taro-Parola, Parma-Baganza, Secchia, Tiepido, Savio e Marecchia. Le sostanze clorurate sono invece assenti o presentano concentrazioni poco significative nelle aree di pianura alluvionale appenninica e padana, per via della minore vulnerabilità all’inquinamento. Fitofarmaci e sostanze clorurate non sono state trovate nelle stazioni dei corpi idrici montani e il loro monitoraggio non evidenzia comunque tendenze di rilievo.

Il monitoraggio chimico dei 135 corpi idrici sotterranei dell’Emilia-Romagna effettuato nel periodo 2014-2019, evidenzia che 106 corpi idrici sono in stato chimico buono, pari al 78,5% del totale, e comprendono i corpi idrici montani, i profondi di pianura alluvionale, gran parte dei depositi di fondovalle e di conoide alluvionale. I restanti 29 corpi idrici, pari al 21,5% del totale, sono in stato chimico scarso, in cui vi sono 25 corpi idrici di conoide alluvionale appenninica, 2 dei depositi di fondovalle e 2 freatici di pianura.

 

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Fonte:

ARPAE

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