Emergenza clima, non si parla d’altro, e attendiamo tutti che qualcun altro faccia qualcosa.
Intanto nel nostro piccolo possiamo fare tante cose. Prendiamone una: siamo i campioni mondiali di consumo di acqua minerale in bottiglia. Ogni italiano ne beve, stando agli ultimi dati, 224 litri a testa all’anno: 11 miliardi di bottiglie. L’84 è in plastica e solo il 10/15% finisce negli impianti di riciclo, il resto va nei termovalorizzatori, in discarica o disperso nell’ambiente, spesso in mare, dove diventano microplastiche ingoiate dai pesci e che poi ci ritroviamo nel piatto. Considerando che il peso medio di una bottiglia vuota è 40 grammi, produciamo 369,6 mila tonnellate di plastica all’anno solo per l’acqua, che equivalgono a 5,87 milioni di barili di petrolio in un anno (per fare un kg di Pet servono 2 kg di petrolio).
Se vogliamo bere acqua minerale dovremmo scegliere quella in vetro, che è più salubre (l’esposizione delle bottiglie di plastica al sole ne altera la qualità) e inoltre questo tipo di vetro viene quasi completamente riciclato. A oggi, invece, solo il 16% degli 11 miliardi di bottiglie è in vetro. Se consideriamo poi che solo l’8/10% è vuoto a rendere (fonte ministero dell’Ambiente), e che la stessa bottiglia lavata e sterilizzata, può essere riutilizzata fino a 30 volte, ha più senso acquistare bottiglie con vuoto a rendere. Un sistema che nel nord Europa rappresenta il 70% del mercato, e che ha un impatto ambientale ancora più basso.
La filiera però impiega poco a organizzarsi se noi consumatori decidessimo in massa di acquistare acqua solo in bottiglie con vuoto a rendere, e da una fonte che non sta a 1000 km. Rispetto al vetro a perdere il costo è uguale. È di qualche centesimo più alto rispetto alla bottiglia di plastica? Ne vale la pena.
E se è troppo vale anche la pena ricordare che, salvo particolari prescrizioni mediche, l’acqua del rubinetto di casa, in quasi tutto il Paese è di buona qualità ed è controllata: la legge impone controlli temporali più serrati di quelli per le acque minerali.
Però secondo Istat il 29% delle famiglie italiane non si fida dell’acqua di casa, ma si tratta di un timore infondato. Uno studio di Legambiente del 2018 ha dimostrato che in una degustazione alla cieca è quasi impossibile distinguere l’acqua imbottigliata da quella del rubinetto. Mentre lo studio condotto con l’Università di Milano Bicocca, ha stabilito che l’acqua cittadina di Genova, Venezia, Milano e Palermo ha una composizione chimica sovrapponibile a quella delle principali acque minerali. In sostanza, le emissioni si riducono anche con la somma di piccole scelte, che dipendono solo da noi e senza fare nemmeno troppa fatica.