Benvenuti a un nuovo podcast di Alimenti&Salute. Oggi parleremo di un tema importante: i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, noti come DAN.
Il Ministero della Salute definisce i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) anche detti semplicemente Disturbi dell’Alimentazione (DA) come patologie complesse e molto gravi caratterizzate da un comportamento alimentare disfunzionale, da un’eccessiva preoccupazione per il peso e da un’alterata percezione dell’immagine corporea.
Il dato allarmante è che in Italia più di tre milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (DAN), che costituiscono la seconda causa di morte negli adolescenti tra 12 e 17 anni, dopo gli incidenti stradali.
I DA comprendono diverse espressioni, ma tutte necessitano della stessa attenzione. La diagnosi specifica deve comunque sempre essere affidata ai curanti e agli specialisti.
Sono molteplici le forme classificate come disturbi alimentari: le persone che soffrono di Anoressia Nervosa limitano drasticamente l’assunzione di cibo e hanno un’intensa paura di ingrassare nonostante stiano perdendo peso e/o abbiano raggiunto un grave sottopeso. Le persone che soffrono di Bulimia Nervosa presentano episodi ricorrenti di abbuffate, seguite da episodi di vomito autoindotto e forti sensi di colpa. C’è anche chi soffre di Binge-Eating Disorder, ovvero “Disturbo da alimentazione incontrollata”, come coloro che soffrono di Bulimia Nervosa, presentano episodi ricorrenti di abbuffata, ma questi non sono seguiti da condotte compensatorie. Chi soffre di BED è spesso in sovrappeso o in stato di obesità, anche forte.
A questi quattro iniziali si uniscono anche l’ortoressia, caratterizzata dell’ossessione del “mangiar sano”, dalla ricerca spasmodica del “cibo giusto”; la vigoressia o bigoressia, si esprime con una dipendenza ossessiva dall’esercizio fisico, spesso in palestra; la drunkoressia, molto diffusa tra i giovani, in cui si limita il consumo di calorie con i cibi, per lasciare spazio e compensare le calorie, con bevande alcoliche, soprattutto durante le ore serali e notturne; la sindrome Alimentazione Notturna, caratterizzata da insonnia e risvegli notturni con conseguenti episodi di “fame nervosa” e abbuffate per riuscire a dormire; la pregnoressia, anche definita “anoressia della gravidanza” con gravi rischi nutrizionali per il bambino.
Tra i maggiori segnali di emergenza ricordiamo il tono dell’umore instabile, frequenti eccessi di rabbia, crescente tensione familiare, comunicazione estremamente problematica, riposo notturno disturbato fino all’insonnia, pensieri suicidari, atti dimostrativi, comportamenti autolesivi di varia gravità, vomiti che seguono ogni pasto e continui durante la giornata.
La Regione Emilia-Romagna è impegnata da tempo nella prevenzione e cura dei disturbi alimentari, riconosciuti come una vera emergenza sanitaria. Seguendo le Linee guida nazionali, ha adottato un modello organizzativo innovativo basato sui Programmi PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) delle Aziende Usl e delle Aziende Ospedaliero-Universitarie.
A gennaio 2022 il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità ha presentato i risultati del progetto nazionale “La mappatura territoriale dei centri dedicati alla cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”, presentando il primo censimento in Italia dei servizi ambulatoriali, residenziali e semi-residenziali appartenenti al Servizio sanitario nazionale. In regione Emilia-Romagna è presente il 18% delle strutture pubbliche per i DCA in Italia, e il 33% delle strutture del Nord Italia.
I DA sono una malattia e come tale non si sceglie; rientrano nella sfera della Salute Mentale e nelle dipendenze. La motivazione inconscia che fa intraprendere la strada illusoria e distruttiva dei DA è un estremo e disperato bisogno di vivere e non di morire, di trovare la propria identità, la propria dignità e il proprio “riscatto.
È fondamentale ricordare sempre che la malattia, se affrontata in modo adeguato col supporto degli specialisti, può diventare, un’opportunità di cambiamento, di miglioramento e di completamento interiore, sia per la persona che soffre, sia per coloro che le stanno vicino. È importante riconoscere la prospettiva positiva ricordando sempre che i DA, come ogni altra patologia, non determinano l’identità e non sono un’etichetta: si “ha la malattia” e non si “è la malattia”.
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