Un uomo di 58 anni è diventato la seconda persona a ricevere il trapianto di un cuore di maiale geneticamente modificato. Il paziente, Lawrence Faucette, era prossimo alla morte per via di un’insufficienza cardiaca e non era idoneo a un trapianto tradizionale di un organo umano.
I chirurghi dell’University of Maryland Medical Center di Baltimora, negli Stati Uniti, hanno offerto a Faucette la possibilità di sottoporsi a una procedura altamente sperimentale che era stata tentata solo una volta. L’uomo ha accettato e dopo l’intervento del 20 settembre il suo cuore starebbe funzionando correttamente senza l’ausilio di dispositivi di supporto.
Da decenni, l’équipe del Maryland e altre ancora stanno esplorando lo xenotrapianto – ovvero l’innesto di organi animali negli esseri umani – come metodo per ovviare alla carenza di organi da donare ai pazienti. Solo negli Stati Uniti, più di 104mila persone sono in attesa di un trapianto e 17 di loro muoiono ogni giorno.
I ricercatori si sono concentrati sui maiali come potenziali donatori perché gli organi degli animali hanno dimensioni simili a quelle degli esseri umani. Ma la procedura presenta comunque molte incertezze. Gli organi dei maiali non sono naturalmente compatibili con il corpo umano e potrebbero scatenare una risposta immunitaria mortale. Per rendere gli organi dei suini più adatti all’uomo, gli scienziati hanno modificato i geni dei maiali donatori. L’esemplare utilizzato per il trapianto di Faucette aveva un totale di dieci modifiche genetiche. Tre dei geni responsabili del rigetto immunitario sono stati “disattivati”, mentre un quarto è stato eliminato per ridurre il rischio di diffondere i virus che i maiali portano con sé. Infine, sono stati aggiunti sei geni umani che contribuiscono a far accettare l’organo al sistema immunitario del ricevente.
I medici del Maryland stanno adottando diverse precauzioni per evitare che anche il nuovo cuore di Faucette venga rigettato. A dicembre hanno raccontato a Wired US di aver sviluppato un nuovo test più sensibile per rilevare piccolissime quantità di dna del virus suino. Prima dell’ultimo trapianto, hanno testato regolarmente il maiale donatore in cerca del Pcmv e di altri virus suini, oltre che di batteri e parassiti.